di Luigi Losa
Clamoroso al Cibali si direbbe stando in clima calcistico, clamoroso a Vimercate è invece la realtà. Francesco Sartini, consigliere comunale uscente del Movimento 5 Stelle candidato per la seconda volta alla carica di primo cittadino è infatti il nuovo sindaco della città ‘capoluogo storico’ della Brianza est dove il centrosinistra regnava ininterrottamente da 19 anni prima con Enrico (attuale capogruppo Pd in Regione) e quindi con Paolo Brambilla (due mandati a testa).
Sartini, 47 anni, sposato, tre figli, origini toscane, ingegnere informatico (e poteva essere diversamente in quello che era il centro della ‘silicon valley’ italiana oggi al tramonto?) ha vinto domenica scorsa il ballottaggio con Mariasole Mascia, 35 anni, avvocato, vimercatese doc, assessore uscente alla cultura, candidata del centrosinistra avendo vinto le primarie a mani basse.
Trenta i voti di differenza tra Sartini e la Mascia al termine dello spoglio delle schede nelle 26 sezioni conclusosi poco dopo la mezzanotte di domenica con il risultato choc: 5361 voti pari al 50,1% per il neosindaco che al primo turno di domenica 5 giugno aveva ottenuto il 20,05% (2550 voti), contro i 5331 voti, pari al 49,9% per la sindachessa in pectore che partiva con un 45,09% (5608 voti) di consensi della prima tornata.
Una rimonta che ha dell’incredibile e che ha proiettato Vimercate sulla ribalta nazionale in quanto Sartini è l’unico sindaco del M5S eletto in Lombardia (dove lo scorso anno aveva vinto a Sedriano) e uno dei 19 che hanno vinto i ballottaggi in tutta Italia: non a caso il ribaltone brianzolo è stato subito paragonato a quello di Torino dove Chiara Appendino ha battuto largamente il favoritissimo sindaco uscente e big del Pd, Piero Fassino.
Le prime analisi dei flussi elettorali hanno evidenziato come a fronte di un consistente calo dei votanti, 53 percento degli aventi diritto (10.923 elettori) contro il 61,63% del primo turno (12.707 elettori) ovvero quasi 1800 cittadini che hanno disertato le urne, la Mascia ha perso per strada quasi trecento voti mentre per contro Sartini ha più che raddoppiato i suoi consensi guadagnando più di 2800 voti.
E poiché la matematica non è un’opinione occorre riandare ai risultati degli altri candidati sindaco in lizza, ovvero Alessandro Cagliani, consigliere uscente del centrodestra che non essendo stato scelto dal suo schieramento si era presentato con la sua lista civica Noi per Vimercate e aveva raccolto 1916 voti (15,4%) e Cristina Biella candidata di Forza Italia e Lega che il 5 giugno aveva ottenuto 2033 voti (16,35%). C’era anche per la cronaca Roberto Re di Civica Vimercate che aveva avuto 330 voti, il 2,65%.
Ora è chiaro e lampante come il sole che è stato il centrodestra, che pure a motivo delle sue sempiterne divisioni aveva mancato un ballottaggio a portata di mano, anzi di numeri, a favorire, anzi a determinare la vittoria di Francesco Sartini (proprio come è successo a Torino).
Qualcuno si chiederà anche se nel caso ci fosse stato il centrodestra al ballottaggio se il M5S si sarebbe comportato nello stesso modo: per come sono andate le cose altrove, in primis a Milano, non penso proprio. Il Movimento 5 Stelle non vuole e non può identificarsi con schieramenti e/o partiti-movimenti contro i quali è nato e contro i quali deve battersi per raggiungere il ‘sogno-obiettivo’ del governo nazionale. Con tutte le incognite del caso.
E proprio il ‘caso Vimercate’, così come altre situazioni a livello nazionale, pone quantomeno due problemi: da un lato la ‘tripolarità’ di un sistema che invano da vent’anni e più a questa parte si vorrebbe bipolare (e legge elettorale e la stessa riforma istituzionale, sul cui referendum di ottobre si addensano sempre più nuvole di tempesta, dovrebbero o vorrebbero andare in tale direzione) con nuove incognite sulla stabilità complessiva; dall’altro lato la crescente e rilevante disaffezione alle urne che ormai vede un italiano su due non esercitare il diritto-dovere di voto.
Annota in proposito questa mattina sul Corriere della Sera il sempre acuto Massimo Franco: “Sì può liquidare il fenomeno come tardo-qualunquismo, o come conferma di un’Italia ‘anglosassone’ per il numero basso di votanti. Ma forse, banalmente, esiste un Paese in attesa di un’offerta politica più seria e qualificata: da parte di tutti”.
Dopodiché non bisogna affatto trascurare il ‘fattore locale’ che a Vimercate potrebbe chiamarsi eccesso di sicurezza così come delirio di onnipotenza: una storia politica tutta di centrosinistra, dalla Dc al Pci per finire al Pd, due sindaci dallo stesso cognome, uno dei due prima segretario provinciale e poi capogruppo regionale, un giovane deputato, Roberto Rampi. Insomma la convinzione che si poteva anche candidare praticamente l’ultima arrivata sulla scena politica locale che tanto si sarebbe vinto a mani basse, come in effetti è mancato poco che accadesse. Ma anche questioni amministrative sullo sfondo, in particolare le scelte urbanistiche su aree strategiche quanto delicate del centro, e di scelte di campo territoriale, la sempiterna attrazione di e per Milano in luogo di una Brianza e di una Monza sempre troppo ‘aliene’.
Per il resto il test elettorale amministrativo in Brianza era alquanto limitato: 8 i Comuni al voto, 4 al di sopra dei 15 mila abitanti e dunque ‘passibili’ di ballottaggio al quale sono finiti solo in tre. In tutto qualcosa come 150mila e passa abitanti, il 20% della popolazione del territorio con tre città di rilievo e riferimento come Desio, Limbiate e la stessa Vimercate.
Fatta eccezione per Biassono che era e resta (con Lazzate) un incontrastato feudo leghista, anche cambiando per forza il sindaco (da Angelo Piero Malegori che diventa assessore a Luciano Casiraghi che ne era il vice), il centrodestra si conferma alla guida di Varedo pur con la staffetta tra il forzista Diego Marzorati e il leghista Filippo Vergani e riconquista Limbiate.
La vittoria, per la terza volta, di Antonio Romeo, consigliere regionale in carica (che lascerà) di Forza Italia è stata in effetti la sorpresa del primo turno proprio perché il neosindaco, dopo due mandati dal 2001 al 2011, ha sbaragliato in una sola domenica di voto il primo cittadino uscente Raffaele De Luca del centrosinistra, grazie anche alla ritrovata compattezza della coalizione.
Il centrosinistra mantiene invece salda la guida di Vedano al Lambro con la conferma di Renato Meregalli, di Verano B. dove il vice Massimiliano Chiolo subentra a Renato Casati, sindaco per un decennio ma con 28 anni in totale di presenza in Comune alle spalle. Ai ballottaggi la spuntano poi non senza qualche patema d’animo, Rosalba Colombo ad Arcore che si riconferma contro uno spavaldo e arrembante Cristiano Puglisi alfiere del centrodestra, e Roberto Corti che resta sindaco piegando la resistenza di un ‘big’ della Lega come Massimo Zanello (già assessore regionale) messo in campo per risollevare le sorti di un centrodestra sempre troppo diviso dopo la rovinosa caduta di Massimo Ponzoni.