di Chiara De Carli
Correva l’anno 1935, quando l’8 gennaio nacque a Tupelo, nello stato del Missisipi, Elvis Aaron Presley. Nasceva sotto il segno del capricorno uno degli uomini che segnerà poi la storia della musica mondiale. Si racconta che Presley venne al mondo in una piccola casa e che la sua infanzia non sia stata tra le più facili. I suoi genitori erano poveri e si arrabattavano come potevano per tirare a campare. Si dice anche che all’età di 6 anni, quando Elvis ambiva a possedere la sua prima bicicletta, la madre gli portò a casa la sua prima chitarra, perché la due ruote sarebbe stata troppo costosa, per le loro tasche.
Fu uno strumento a corde economico, dal prezzo di 12 dollari e 95 centesimi a segnare la fortuna del piccolo talento. Da questo regalo, crebbe sempre più in lui la passione per la musica, tanto è vero, che passava ore e ore a ascoltare canti gospel e spiritual cantati nella chiesetta proprio vicino a casa.
Quando aveva 13 anni, la famiglia Presley si trasferì a Menphis. Qui trascorse la maggior parte della sua adolescenza a contatto con la cultura nera. E su quel ragazzo che gironzolava con quel ciuffo originale e brillantinato, nessuno avrebbe forse mai scommesso. Inizia a fare il camionista, ma le vicissitudini storiche di quegli anni, fecero sì che il suo talento non passasse inosservato.
Era un giovane bianco, che si proponeva con l’eccentricità di un nero. Un modo di suonare molto particolare, che destò interesse in Sam Phillips, della Sun Records. Lo sentì mentre si destreggiava in un sottoscala, ne rimase folgorato. Investì 4 dollari e fece firmare un contratto a Presley. Così, dal 1965, Presley inizia a far parlare di sé, grazie alla sua prima apparizione televisiva.
Lo schermo gli piaceva a tal punto che diventerà poi un artista polivalente. Seppe cimentarsi anche nell’arte cinematografica, arrivando a girare 33 film. Un genio del marketing, se pensiamo, che con il suo primo film, lanciò anche la celeberrima “Love me tender”, un intramontabile successo che mai estinguerà il suo valore.
La musica di Presley prese piede, tutti rimanevano entusiasti di fronte alla sua capacità di saper intrattenere il pubblico, davanti al suo ancheggiare. I suoi fans lo chiamavano simpaticamente “Elvis The Pelvis”, anche se più volte egli stesso confessò che non era il suo soprannome preferito. Qualche anno dopo, nel 1958, venne prelevato dalla sua vita pubblica, per scontare gli anni del servizio militare.
Furono due anni, in cui la leva fu portata avanti a stretto contatto con i giornalisti. Il ritorno sul palco avverrà nel 1960, duettando con Frank Sinatra. Ma sul palco ci stette ben poco: la morte della madre fu un tremendo shock per il cantante e lo portò ad allontanarsi nuovamente per otto anni dalla scena pubblica. Nel 1968 l’ennesimo rientro, ” Elvis the special Comeback”. Impressa nei ricordi è la sua tuta in pelle nera.
Se in tutti questi anni Elvis segna la sua avanzata nel mondo del rock, conquistandosi appellativi come “The King”, sarà il 1973 a designare la sua grandezza anche nel piccolo schermo, aggiudicandosi oltre un milione di spettatori, con “Aloha from Hawaiii via satellite”.
Dopo 4 anni, nel 1977 il re del rock pensa sia giunto il momento di prendersi un periodo di riposo. Ma il 16 agosto alle ore 15.30 i medici danno l’annuncio della sua morte, per una aritmia cardiaca.
Il giallo sulla morte di Elvis è sempre rimasto aperto. Alcuni dicevano di vedere il cantante su un’isola, lontano dalle luci dello spettacolo. Ma forse è così che se ne vanno i grandi, lasciando un alone di mistero, facendo in modo di rimanere immortali, per sempre, almeno nei nostri immaginari.
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