Nel pomeriggio di ieri al Palazzo Borromeo di Cesano Maderno, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, che si celebra oggi, si è tenuto un incontro intitolato Sosteniamo la Speranza, organizzato dalla Rti Bonvena, che gestisce l’accoglienza dei profughi in Brianza, in collaborazione con le Parrocchie di Cesano Maderno. L’evento, patrocinato dallo stesso comune di Cesano Maderno, con la partecipazione del nostro giornale nel ruolo di partner mediatico, si ricollega ad un seminario sullo stesso tema tenuto nel gennaio scorso a Monza, ed è stato un momento di riflessione sul significato dell’accoglienza ai rifugiati, ma ha avuto anche lo scopo di dissipare le inquietudini generate da questo fenomeno, spiegando in modo esaustivo quale sia il modello organizzativo che si applica nella nostra Regione.
Il dibattito, coordinato da Fabrizio Annaro, direttore del nostro giornale, è stato aperto dall’intervento di Gigi Ponti, presidente della Provincia di Monza e Brianza e Sindaco di Cesano Maderno, che ha fatto un primo bilancio su questa esperienza; ha spiegato che la Brianza si sta misurando sia con i problemi organizzativi che con il bisogno di comprensione di questa scelta di offrire asilo, che si è preferito distribuire i rifugiati in modo capillare sul territorio in più luoghi e più strutture, perché l’accoglienza per piccoli numeri consente di offrire una migliore attenzione ai soggetti coinvolti senza generare un impatto troppo forte sul territorio che riceve. “Voglio ribadire che le amministrazioni hanno distribuito risorse ai profughi senza toglierne ai cittadini, spiega Ponti, si è fatto uno sforzo economico aggiuntivo per offrire aiuto a queste cinquecento presenze complessive sui quindici comuni aderenti”; ha poi sottolineato come il Comune di Cesano Maderno possa essere considerato un buon esempio di modello di integrazione, e quanto sia importante, in questa situazione, la collaborazione integrata fra Comuni, Istituzioni ed Enti del Terzo Settore, inoltre, ricorda Ponti, “è necessario far conoscere queste esperienze e condividere queste buone pratiche per sconfiggere la strumentalizzazione dei problemi, che genera incertezza ed ostacola l’accoglienza”.
C’è stato poi l’intervento di Daniele Biella, giornalista e scrittore, che ha pubblicato recentemente un libro, Nawal, l’Angelo dei profughi, delle Edizioni Paoline, nel quale racconta la storia di Nawal Soufi, ragazza di origine marocchina che vive in Sicilia, da sempre attiva nel volontariato, che intercetta le richieste di aiuto lanciate dai barconi in difficoltà nel Mar Mediterraneo, si fa dare le coordinate chiamando la Guardia Costiera perchè provveda a salvarli. “Raccontando la storia di Nawal voglio portare un esempio, per dimostrare che in questa situazione ognuno può fare la sua parte”.
Don Flavio Riva, parroco della Comunità Pastorale Pentecoste, ha raccontato di essere entrato in contatto con la Caritas nel luglio scorso; gli era stato chiesto uno spazio di ospitalità, ed egli, pur essendo disponibile, ha preferito evitare di iniziare da solo, ma ha voluto che l’iniziativa diventasse un progetto condiviso, o meglio, un “esercizio di ospitalità”, che coinvolgesse il maggior numero di persone possibili in una vera e propria sfida, che si sta effettivamente realizzando in questo percorso che ha coinvolto istituzioni e volontari, generando situazioni positive di scambio e di incontro. “Noi della comunità di Cesano siamo abitanti ed ospiti della terra esattamente come coloro che arrivano da altri paesi in cerca di asilo, come ci insegna la Bibbia , ha detto Don Flavio, certo, ci sono difficoltà e differenze, ma questa, per noi, è diventata un’occasione di dono e riscoperta, anche della nostra stessa povertà”. I sedici ospiti sono stati inseriti nella comunità sociale, ricevono lezioni di italiano e gli sono state date delle opportunità di lavoro, perché, come dice il nostro Papa, bisogna coltivare la cultura dell’incontro.
Ci sono stati poi gli interventi dei presenti in sala, che hanno portato la loro testimonianza di volontari, operaratori del sociale e rappresentanti delle istituzioni, riportando anche la situazione di incertezza in cui si trovano le persone accolte, che non hanno la sicurezza di poter rimanere sul nostro territorio e sono giustamente preoccupate per il proprio futuro.
Hanno concluso il seminario gli interventi di Sergio Saccavino e Roberto D’Alessio, rappresentanti degli Enti del Terzo Settore; Saccavino ha preferito non parlare degli aspetti organizzativi e delle difficoltà che si affrontano nel portare avanti questa sfida umanitaria, dicendo invece che “Il nostro sentimento di umanità deve fare uno scatto ulteriore, le situazioni che vediamo ogni giorno toccano la nostra personalità, l’informazione deve avere un ruolo di grande responsabilità, bisogna evitare di diffondere dati errati che alimentano paure e incertezze”, solo così si potranno ridurre le paure e le diffidenze diffuse fra la gente.
Roberto D’Alessio ha ribadito quanto sia importante che la Provincia affianchi gli Enti, ha spiegato che che i rifugiati passano inizialmente attraverso una struttura di filtro, poichè le etnie e le culture non sono tutte uguali, e gli ospiti devono essere redidtribuiti in piccoli gruppi in base alla reciproca compatibilità. “Mettere in piedi una rete capillare di volontari richiede tempo, ma, alla lunga, offre opportunità con benefici che ricadono poi su tutti”, dice D’Alessio, inoltre, l’essere in rete con enti locali e volonatari crea una corretta dinamica di controllo reciproco. Ha poi spiegato cosa sia il Fondo Hope, si tratta di un fondo di solidarietà che coinvolge tutti gli enti gestori, che non serve per le prime necessità ma per quelle successive, come le borse lavoro, o i progetti individuali, oppure per aiutare coloro che si vedono rifiutare il diritto di permanenenza. Conclude dicendo che “Dobbiamo fare un’esperienza di eccellenza, per dare il massimo vantaggio a loro e per imparare un po’ anche noi”
Al termine dell’incontro c’è stato un aperitivo a sostegno del Fondo Hope, realizzato da ospiti, operatori e volontari del Giardino della Carità di Cesano Maderno.
Concludo riportando le parole di Fabrizio Annaro che, nel corso della serata, ha fatto un’ osservazione sulla quale è opportuno riflettere “Quando vediamo i film sulla Shoah, che è stata una gravissima tragedia dell’umanità, ci commuoviamo e sentiamo crescere in noi il senso della solidarietà. Perché quando dobbiamo fare la nostra parte nell’accoglienza ai profughi, che scappano da situazioni terribili, ci poniamo dei problemi? C’è davvero differenza fra la persecuzione degli Ebrei nel secolo scorso e l’emergenza umanitaria attuale? A questo domanda risponderà la Storia”.
Valeria Savio