Eskenosen, meglio Stare sotto una capanna

di Mino Spreafico

Sabato 19 novembre la chiesa di San Pietro Martire a Monza ospiterà l’incontro WINTER CHALLENGE, scaldiamo il gelo di Kharkiv.  In vista di questo evento, che vede Il nostro giornale media partner, pubblichiamo la presentazione di uno dei promotori di Eskenosen, una piccola organizzazione sorta a Como che desidera condividere la vita dei migranti.

Un anno fa, esattamente alla fine del mese di novembre abbiamo deciso di guardare ad Est dell’Europa  e abbiamo cominciato a leggere con maggiore attenzione i rapporti che Nello Scavo- gionalista di Avvenire- inviava dalla Polonia e dalla Bielorussia.
 

Nello è un amico e socio di Eskenosen, una piccola organizzazione che è sorta a Como sulla scia delle riflessioni di Mauro Magatti e Chiara Giaccardi. 

Nello Scavo

Anzi no, non sono riflessioni ma una azione quotidiana di condivisione della vita con migranti. La casa è stata aperta 15 anni fa e diverse famiglie sono passate in questi anni facendo esperienza di comprensione del proprio destino e tentano di riprendere il cammino.

 
Eskenosen vuol dire “stare sotto una capanna” 
 
Ebbene dal mese di gennaio  2022  abbiamo iniziato alcune “challenge” cioè sfide. Siamo anzitutto partiti sul richiamo delle “lanterne verdi” che richiamavano la fatica di profughi bloccati i Bielorussia che non riuscivano ad entrare in Europa. Una emergenza che poi non si è risolta ma che mostrava i primi segnali di una crisi tra Europa e Federazione Russa che sarebbe poi esplosa con la guerra i Ucraina .
 
Il 17 marzo siamo partiti poi con una altra challenge che ci ha visto partecipare alla accoglienza di famiglie ucraine in fuga dalla guerra. Oltre 2000 persone si erano rifugiate in un quartiere di Varsavia . Come tanti altri siamo corsi in soccorso ed abbiamo invitato alcune famiglie a venire con noi in Italia.
 
Eskenosen non vuole sostituirsi alle strutturate organizzazioni che egregiamente curano rifugiati in Italia ma vuole essere una azione di vicinanza umana che tenti la costruzione di nuove relazione e se si riesce di legami.
 
E’ passata tutta la primavera e l’estate. In piena estate siamo tornati con una “freedom challenge ” in Polonia ed abbiamo cominciato a comprendere la profondità della crisi umanitaria in corso.
 
Si tratta di famiglie rotte, di donne in fuga senza i loro mariti con bambini e ragazzi anche molto piccoli. In una di queste tappe a Radom abbiamo incontrato e vissuto insieme ai ragazzi di un orfanotrofio sfollato da Zaporisha .
 
Abbiamo incontrato un gruppo di 40 tra bambini e ragazzi che non hanno alcuna comprensione del loro destino .
 
Siamo giunti all’autunno e abbiamo deciso di fare una azione sulla base dei bisogni che ci sono stati comunicati dal direttore di Caritas di Karkiv.
 
La azione che lanciamo  “Winter Challenge” è certamente di tipo materiale: aiutare le famiglie e prepararsi all’inverno in una situazione ad altissimo rischio di mancanza di energia .
 
Ma è anche una azione immateriale. E’ etica della responsabilità che ci interpella e che sta un po’ alla base delle nostre ispirazioni. Citiamo volentieri Hans Jonas:
 
“La responsabilità è la cura per un altro essere quando venga riconosciuta come dovere, diventando “apprensione” nel caso in cui venga minacciata la vulnerabilità di quell’essere. Ma la paura è già racchiusa potenzialmente nella questione originaria da cui ci si può immaginare scaturisca ogni responsabilità attiva: che cosa capiterà a quell’essere, se io non mi prendo cura di lui? Quanto piú oscura risulta la risposta, tanto piú nitidamente delineata è la responsabilità. Quanto piú lontano nel futuro, quanto piú distante dalle proprie gioie e dai propri dolori, quanto meno familiare è nel suo manifestarsi ciò che va temuto, tanto piú la chiarezza dell’immaginazione e la sensibilità emotiva debbono essere mobilitate a quello scopo”
(Il principio responsabilità).
 
Lo stile che abbiamo scelto è di cercare notizie di prima mano (Nello Scavo ci aiuta in questo), di mettere a terra progetti di solidarietà che siano tempestivi e se vi sono dei soldi in gioco non trattenere nulla. Spesso anche le spese sono regalate o molto scontate. Mettere in campo le migliori competenze in ordine alla cura del trauma, della pedagogia interculturale , della attivazione di resilienza.
 
La componente materiale  molto chiara e visibile, quella immateriale non è colta da tutti ma  è altrettanto necessaria.
Possiamo cioè dare cose o dare relazioni.
 
Sabato ci incontreremo con Padre Luca Bovio che ha la sua base in Polonia a Varsavia e si reca con piccole spedizioni in Ucraina per leggere i bisogni al fine di indirizzare gli aiuti
 
Ci incontreremo anche con Mauro Magatti e Chiara Giccardi che oltre ad essere il cuore di Eskenosen, sono attivi sulla analisi sociologica  della guerra in pieno XXI secolo.
 
Crediamo che valga la pena partecipare a questo evento. Poi ciascuno si lascerà interrogare  o meno da questi eventi che riguardano anzitutto il mondo degli adulti, ma di riflesso il mondo dei ragazzi e degli adolescenti che sono attenti a vedere quanto circola indifferenza o magari, qualche volta anche voglia di reagire e di sfidare.
 
 
 
image_pdfVersione stampabile