“ESP”, una novità per la salute mentale

scaccomatto_2Chi è e di che cosa si occupa l’ESP? ESP significa utente esperto. Ma esperto di che cosa?

L’utente esperto è colui il quale ha vissuto e continua a vivere una vita minata da psicosi di vario genere, ma che ha imparato a gestire la propria malattia mettendosi a disposizione degli utenti di cooperative o centri diurni che al contrario non sono ancora in grado di farlo. Tutto ciò è in sintesi l’argomento trattato durante il convegno tenutosi il 22 aprile all’Università Bicocca di Milano.

Per entrare più nel dettaglio degli argomenti trattati, suggerirei di approfondire il tema dell’ESP come risorsa da valorizzare perché, non solo contrasta lo stigma della malattia mentale, ma sottolinea la professionalità del suo lavoro.

In America sono già attivi centri per la preparazione dell’utente esperto e anche in Italia si sta muovendo qualcosa in tal senso. La cosa che più mi ha colpito in questo convegno è stata la testimonianza di alcuni utenti esperti che non smettevano di ripetere che questo lavoro li gratifica e accresce la loro autostima perché “pur essendo malati scoprono di se stessi l’indole di darsi al prossimo, con la prerogativa di essere felici offrendo felicità agli altri”.

Ma in concreto come si comporta un ESP di fronte ad un utente? Innanzitutto deve sapere ascoltare, inoltre deve munirsi di quella che si può definire comprensione empatica per poi giungere ad una focalizzazione del problema.

Per combattere lo stigma sono stati attivati laboratori che portano al riconoscimento del bello e dell’arte e non solo! Basti pensare che è stata creata addirittura una radio chiamata “Radio Menta” che ha lo scopo di instaurare un dialogo tra esperti e utenti. A questi argomenti se ne sono aggiunti degli altri tra cui l’utilità e la compilazione della Recovery Star che è uno strumento per fotografare i propri cambiamenti ovvero con la Star si vedono quali siano i propri punti di forza e quelli di debolezza e il progredire o l’incedere degli stessi.

Mariaelena

Tutti parlano di malattia, ma io la definisco difficoltà, anche perché più se ne parla più si esce da un’etichetta e da uno stigma pesante che ci rende diversi agli occhi della altre persone.

L’esperto alla pari nasce portando la propria umanità, dando supporto a persone che soffrono di un disagio psichico.

Per ora affiancherà operatori e psicologi nei vari CPS, per poi, si spera in un prossimo futuro abbastanza vicino, diventare una figura riconosciuta e maggiormente utilizzata in tutti i centri per la riabilitazione della salute mentale.

Questa è una figura che sta prendendo piede, negli Stati Uniti c’é già da qualche anno, e ora anche in Europa sta crescendo l’esigenza di un ESP.

In Lombardia una legge che riconosce l’ ESP c’è, anche se questa deve essere consolidata.

Stanno nascendo corsi di formazione professionale e in alcuni luoghi l’esperto alla pari è attivo tramite tirocini lavorativi o, semplicemente, come forma di volontariato.

Perché questa figura nuova è utile e importate? Perché fa capire a chi è in difficoltà che non è da solo, ma può essere accompagnato a sopportare e gestire meglio la pesantezza del suo disagio sociale in totalità di ascolto; l’ESP porta la praticità e la semplicità dell’esperienza al di là della scrivania, perché a volte, purtroppo, gli operatori del settore imparano molto sui libri e poco dalle persone.

Io, se dovessi fare L’ESP, lo farei come fosse una “missione vocazionale”, per essere utile dando un senso positivo alla mia vita e a quella altrui.

Gianluca

Questa è una figura nascente e ci sono anche delle criticità e dei limiti. L’ESP mette a disposizione la sua esperienza. C’è un corso di 210 ore di teoria e 150 ore di tirocinio, è riconosciuto dal Dipartimento di Salute Mentale. Operare come ESP significa far crescere alcune qualità personali, come ad esempio l’autostima. Gli utenti seguiti non hanno bisogno di sentire consigli, ma l’ESP può portare la propria esperienza e il proprio vissuto. Lotta allo stigma: ovvero quei pregiudizi che la gente ha nei confronti di chi è affetto da un disturbo mentale. Ibnfatto vengono messe etichette alle persone che vengono definite “matte” senza terner conto del fatto che “le etichette si mettono ai barattoli, non alle persone”.

Cristina

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