Expo 2015: ci siamo stati anche noi e ve lo raccontiamo

expo2La vita, come è bella la vita.

Quando si guardano i fiori e se ne sente il profumo; quando si vedono fiumi di persone più o meno giovani camminare per chilometri con il viso illuminato dallo stupore; quando fontane d’acqua zampillano lungo il perimetro dei viali.

L’acqua, indispensabile come il cibo che si ottiene partendo dalla lavorazione del chicco di grano o di mais fino ad assaporare una bella e fumante polenta o pagnotta che sia. I semi della vita costituiscono la base principale per far nascere un frutto, e i frutti crescono su un albero. Ecco che sul fondo dell’Expo si erge un albero: l’ Albero della Vita, che con i suoi colori spicca maestoso nel blu del cielo.

Mariaelena 

 

Ricordo alcuni anni fa, durante un viaggio per andare al mare preda di un disagio psichico, che non sopportavo più il paesaggio cementato dell’autostrada. Ho fatto sosta in una piazzuola ricca di vegetazione dove mi sono sentita nel mio ambiente, perché quello che ci circonda fa parte della nostra identità più profonda.

L’ecologia della natura e l’ecologia umana sono strettamente legate, bisogna tutti educarsi ad averne cura. Se rispetti l’ambiente, rispetti anche l’uomo che ci vive.

I padiglioni visitati all’Esposizione Universale di Milano mi confermano questo pensiero. Non sono solo un fatto commerciale, alimentare o culturale; rispecchiano la consapevolezza che il pianeta azzurro, la nostra Terra, è una meraviglia per gli occhi, una miniera di risorse ambientale, patrimonio di tutti e che devono e possono bastare a tutti. I nostri figli ce ne saranno grati.

Loretta

 

Sono stata a Expo, ho camminato tantissimo, tantissimi i padiglioni visitati: Indonesia, Marocco, Padiglione Zero, Salvador, Ecuador…14 milioni di visitatori.

Sono stata attratta dalla quantità di spezie, frutti, cibo e cereali e nazioni, scoprendo tante varietà e diversità di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza.

Sono una delle tante che avrebbe voluto visitare il Giappone, ma che si è arresa di fronte ad un’attesa di almeno 3 ore. Quindi chiedo a chi ha avuto la pazienza e la fortuna di entrare in questo padiglione di raccontarmelo.

Se chiudo gli occhi mi tornano alla mente il profumo delle rose, banane e cacao respirato in Ecuador e il fresco sulla pelle del bosco austriaco.

Teresa

 

Expo niente di superficiale.

Expo credo per unire.

Si sa che la migliore comunicazione si svolge a tavola mangiando.

Expo è una usanza del cibo, il cibo ha un impatto culturale. “Noi siamo ciò che mangiamo”, diceva Aristotele.

Il cibo senz’altro racchiude cultura, e tutti i Paesi sono portati a essere patrimonio per l’umanità, a favore delle generazioni future.

Ogni padiglione mostra la propria qualità e caratteristica partendo dalla nutrizione più semplice ed essenziale, dalla lavorazione principale fino a quella più sofisticata ed elaborata.

Mangiando in centomila modi diversi fra strutture diverse: “E’ divertente, fantasticante, affascinante..”

Molti Paesi si stanno indirizzando verso una cultura biologica, perché mangiare sano significa stare bene, vivere più a lungo e meglio. Maggiore è l’attenzione verso il non-spreco, che significa acquistare, cucinare e consumare ciò di cui abbiamo realmente bisogno, riutilizzando in vari modi il cibo avanzato (ad esempio doggy- bag, sconto sui prodotti in scadenza al supercato, possibilità di portare a casa ciò che avanza dalla cena al ristorante, ecc.). Non sprecare significa anche dare la possibilità ai meno abbienti di avere un pasto quotidiano. Tante infatti sono le associazioni – non solo Caritas – che si occupano di recuperare il cibo avanzato ma buono da mense, ristoranti e supermercati, per consegnarlo e distribuirlo alle mense per i poveri consentendo la condivisione del cibo che diventa “equo e solidale”.

Expo per me vuol dire manifestare e condividere esperienze, religioni e curiosità e abitudini. Expo ha centrato in pieno l’obiettivo.

Buon appetito a tutti.

Gianluca

image_pdfVersione stampabile