La Redazione
Parlare di integrazione non con i soliti convegni, ma con una festa e usando come strumento di incontro/scontro lo sport: questa l’idea dell’ amministrazione comunale di Lissone.Un torneo di calcio fra squadre degli oratori lissonesi e giocatori di Consorzio Comunità Brianza, Intesa Sociale, Ubuntu e Giovani Musulmani ha animato il San Giuseppe Artigiano dal 18 al 23 settembre, con il sabato e la domenica dedicati alle finali.
Per la cronaca, vincono i Giovani Musulmani, ma a vincere è stata soprattutto la voglia di far festa: molte persone incuriosite hanno visitato gli stand delle cooperative, facendosi tatuare con la hena o facendosi fare le treccine, assistendo a esibizioni di percussionisti, degustando assaggi di cibi al profumo d’oriente o assistendo a veloci corsi di cucina grazie a showcooking etnici.
Accanto a queste attività, ogni associazione proponeva foto e riflessioni sul loro operato: c’è chi ha mostrato il lavoro fatto in una scuola di Lissone, chi ha parlato del difficile compito di fare lezioni di italiano alle donne straniere, chi ha raccontato piccole grandi storie di persone umili, ma che hanno vissuto avventure terribili e al tempo stesso straordinarie.
Sabato sera, la musica dei Rockfeller e alcuni interventi delle cooperative hanno chiuso la prima serata davanti a un pubblico, anch’esso abbastanza multietnico. Una festa organizzata con cura, senza cadute nel retorico sia per quanto riguarda gli stand che le testimonianze, ma dove tutti avevano soprattutto voglia di divertirsi.
L’ integrazione, in fondo, è proprio questo: essere in un contesto multietnico e non rendersene nemmeno conto, al punto da lasciarsi trascinare dall’atmosfera come se si fosse in una tradizionale festa dell’oratorio.
La sinergia delle associazioni, della Polisportiva SGA e delle Istituzioni era visibile anche da fuori e questo a dimostrazione di una festa preparata con tempi lunghi e dove ogni soggetto era fortemente motivato al risultato finale.L’agonismo e le rivalità erano solo sul campo di gioco, dove molte partite sono state davvero tirate, ma sempre all’insegna del fair play. Da sottolineare che è stato molto bello vedere le squadre delle cooperative entrare in campo accompagnate da bambini degli oratori, in pieno stile Champions League.
Lo sport è una lingua universale che tutti comprendono ed è stato vincente scegliere un mezzo così popolare e immediato come il calcio per veicolare messaggi importanti.
Gli organizzatori e il pubblico l’hanno capito subito e apprezzato: come si usa dire, “buona la prima”!