Fosco Maraini, un grande viaggiatore

di Francesca Radaelli

Sosteneva che i viaggi sono di due tipi fondamentali, quelli all’esterno dei grandi muri d’idee e quelli “con perforazione o salto dei muri d’idee”. I suoi sono stati sempre del secondo tipo.

Fosco Maraini è stato un grande viaggiatore, un uomo poliedrico, dai vastissimi interessi e affascinato dalle culture del mondo, soprattutto quello orientale. Nasce a Firenze il 15 novembre 1912  dallo scultore Antonio Maraini, appartenente a un’antica famiglia ticinese, e dalla scrittrice anglo-polacca Yoï Crosse. Bilingue italo-inglese per nascita, matura sin da giovane un forte interesse per l’Oriente, affascinato dalle immagini viste in fotografia sugli atlanti delle biblioteche,  e poco più che ventenne si imbarca sulla nave Amerigo Vespucci come insegnante di inglese dei cadetti dell’accademia di Livorno approdando in  Africa del Nord e nel Vicino Oriente.

Si unisce in matrimonio con la pittrice Topazia dell’antica famiglia siciliana degli Alliata di Salaparuta, principi di Villafranca, unione dalla quale nasceranno le tre figlie Dacia (la celebre scrittrice), Yuki e Toni. Nel 1937 partecipa, al fianco dello studioso di lingue orientali Giuseppe Tucci, a una spedizione in Tibet durante la quale si appassiona allo studio delle lingue e delle culture orientali. Si trasferisce quindi in Giappone insieme alla moglie, e inizia a svolgere l’attività di lettore di italiano nelle università del paese. Sono gli anni della seconda guerra mondiale e quando, dopo l’8 settembre, rifiuta di aderire alla Repubblica di Salò, l’intera famiglia viene internata nel campo di concentramento di Nagoya. Terminata la guerra, torna in Italia, per poi partire di nuovo verso le terre orientali.

Dalla personalità curiosa e versatile, nel 1998 ha vinto il Premio Nonino “come maestro italiano del nostro tempo”. Dopo la laurea in Scienze Naturali e Antropologiche, Maraini è diventato celebre come fotografo per gli scatti in Tibet e in Giappone, ma è stato anche poeta e alpinista, nonché uno dei massimi esperti di cultura delle popolazioni Ainu, il popolo “bianco” dalle origini misteriose che vive nell’isola di Hokkaido in Giappone. Considerava la fotografia non come ‘un’arte in sé’ ma come uno strumento, al pari della scrittura, per cogliere e comunicare l’essenza delle diverse civiltà e  culture, nel pieno spirito del viaggiatore e documentarista.

In Giappone, terra che rappresenta per lui una seconda patria, ha modo di girare una serie di documentari per la casa di produzione romana Filmeco, oggi in gran parte purtroppo perduti, e di scrivere il libro Ore giapponesi che diventa, nella versione inglese, un best seller internazionale. Muore a Firenze l’8 giugno 2004. Nel 1999 viene pubblicato il romanzo autobiografico Case, amori, universi.

 

 

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