di Mattia Gelosa
Poche figure furono influenti, per quanto riguarda l’arte del cinema, come il francese Francois Truffaut, prima critico e poi regista in prima persona di capolavori indiscussi.
Nel 1951 il padre della critica cinematografica moderna, André Bazin, fondò la rivista dei Cahiers du Cinema, un giornale parigino che si impegnava in battaglie a favore del cinema di coloro che si occupavano non solo di scegliere le inquadrature con cui raccontare storie (i registi tradizionali), ma che erano anche scrittori delle sceneggiature e dei soggetti: tali nuove figure davano vita a opere che ruotavano interamente intorno a loro, partendo da tematiche ricorrenti fino a elementi autobiografici posti sulla pellicola. Nasceva in questo periodo l’appellativo di “autore cinematografico”, il vero artista del cinema, che si prendeva libertà stilistiche e rompeva con i canoni estetici tradizionali, e con esso, il cinema moderno.
Il saggio di Truffaut Una certa tendenza del cinema francese spiega apertamente il problema dei film prodotti nel suo paese, che è anche lo stesso in ogni nazione: si fanno scrivere soggetti e dialoghi a dei letterati, che non hanno idea di cosa funzioni a livello visivo e fondano tutto sulle solite situazioni stereotipate, rendendo di conseguenza quasi tutti i film uguali.
La soluzione a questo problema è proprio l’autore: Truffaut e i Cahiers sono i primi a capire come i film di Rossellini nel tandem con Ingrid Bergman siano l’inizio del cinema moderno, così come che il vero cinema hollywoodiano fosse quello di Hitchcock, Hawks e il trapiantato Lang, piuttosto che quello dei vari film di cassetta.
Il movimento culturale sorto attorno ai Cahiers, alle idee di autore e al saggio di Truffaut sopra citato, che ne è quasi il manifesto, diventa una corrente florida di idee e anche di film veri e propri che prende appunto il nome di Nouvelle Vague e che interesserà gli anni Cinquanta e i primissimi anni Sessanta del cinema francese.
Nel 1967 Truffaut pubblica Il cinema secondo Hitchcock, una lunga intervista al maestro del cinema della suspense che contiene importanti idee artistiche dell’inglese, nonché la sua spiegazione della differenza fra suspense e spavento, divenuta modello da seguire per chiunque affronti il cinema thriller o del terrore.
Si diceva che François Truffaut è stato anche regista: dopo molto lavoro di teoria e di saggi critici, infatti, alcuni cinefili legati alla Nouvelle Vague decidono di mettersi in gioco in prima persona e Truffaut sarà, con Godard, quello che otterrà i risultati migliori.
La sua opera prima è il sensazionale I 400 colpi, titolo che riprende un modo di dire francese che ricalca il nostro “fare il diavolo a quattro”. Il film, vincitore nel 1959 del premio alla regia a Cannes, racconta la storia del ragazzo ribelle Antoine Dionel, una sorta di alter ego del regista alla continua ricerca di affetti e attenzione: a scuola esistono solo regole e in famiglia nessuno si cura davvero di lui. Dopo scherzi, bugie e un furto viene rinchiuso prima in cella e dopo in un riformatorio dal quale riuscirà a fuggire per coronare il suo sogno: vedere il mare. La spiaggia e la distesa d’acqua raggiunte freneranno però la sua corsa contro la polizia, divenendo insieme simboli di libertà e di prigionia. Il film termina così sul volto del ragazzo, un volto pieno di dolore che chiude uno degli epiloghi più famosi di sempre.
L’altro grande capolavoro di Truffaut è Effetto notte, commedia del 1973 premiata con l’Oscar al Miglior Film Straniero. Qui assistiamo alla storia di un regista che gira un film e ci mostra tutti i trucchi del mestiere, per cui si può girare in estate una scena invernale e in pieno giorno una scena notturna. Pur essendo stato girato anni dopo la Nouvelle Vague, ancora Truffaut ci spiega come il perno di un film debba essere la figura unica dell’autore e come sia difficile per questi gestire tutta la troupe e resistere alle influenze esterne.
Altro film noto è L’uomo che amava le donne del 1977, titolo che ha forse ispirato quello del primo libro serie di Stieg Larsson, Uomini che odiano le donne.
Truffaut recitò camei in molti suoi film, è protagonista in Effetto notte e compare anche nei panni dello scienziato francese nel film Incontri ravvicinati del terzo tipo di Spielberg.
Nel 1984 un tumore al cervello ne aggrava in fretta le condizioni fisiche, finchè il 21 ottobre si spense in un ospedale di Parigi per essere poi sepolto a Montmartre.
Grande critico, grandissimo teorico e innovatore del cinema con i suoi film, nonché attore e saggista, Truffaut rimane ancora oggi uno degli intellettuali più noti della Francia del dopoguerra.