Fuori fase: inglès e numi tutelari

di Marco Riboldi

Buongiorno. Anzi, visto che tutti leggiamo i giornali e seguiamo i notiziari televisivi, sorry, le news: goodmorning.

Dunque avevamo tutti un dream: che il lockdown fosse ormai over.

Invece era un misunderstanding: visto l’ultimo  upgrade, qualche cluster di infezione ci mette knock out.

Tutto fermo: niente open day a scuola, niente happy hour dopo il lavoro, anzi dopo lo smart working.

Dal punto di vista economico, in attesa del recovery fund, possiamo contare sul cashback, magari cercando di risparmiare un po’: per andare al supermarket o meglio ancora al discount o addirittura all’outlet abbiamo la possibilità del car sharing che è più green.

Se un rider ci porta a casa  un brunch domenicale, possiamo evitare la fatica di recarci presso un “take away”: comodo prenotare on line, anche via tablet.

Non è come il ristorante “all you can eat ”, ma insomma…

Beh, speriamo in un bel “vaccination day”!

Ecco qua: volevo un pezzo in lingua milanese moderna (diciamo stile “ signor milanese imbruttito”) e l’ho scritto, prendendo dai quotidiani appuntamenti informativi.

Come dite?

Che il 2021 è il 700° anniversario della morte di Dante, che difficilmente avrebbe definito l’Italia “il bel paese dove  lo yes suona”.

E va bene, che sarà mai?

Sursum corda! (questo non è inglese, però: che vergogna! Addirittura il vecchio latino della Messa: “in alto i cuori” ! ma dai…)

L’importante è che “The storm is passing over” (che mi dicono sia il titolo di una canzone, cosa che ignoravo. Io l’ho visto su uno striscione appeso fuori dall’Ospedale  S. Gerardo di Monza. Oddio: non sarà St. Gerard Hospital ?)

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Erano mesi che ci pensavano e inesorabilmente l’appuntamento si avvicinava.

Il 2021 è il centenario della fondazione del Partito Comunista d’Italia.

Ignorare l’avvenimento non è possibile: è vero che il comunismo non è poi andato benissimo, ma insomma, in Italia i comunisti erano tanti, sono stati protagonisti della Resistenza, poi hanno avuto gente come Gramsci, Berlinguer e su su fino a Napolitano.

Sui dirigenti del PD di antica derivazione (gli altri si erano elegantemente  chiamati fuori dalla faccenda) incombeva la sempre attuale domanda titolo della celebre opera di Lenin:” Che fare?”

Da un lato, insistere troppo su parentele attuali strette era inopportuno, oltre che impreciso: insomma, gli avversari di destra hanno un bel recitare la litania PCI-PDS-DS-PD come ad indicare una continuità di convinzioni e metodi.

Ma provatevi a sostenere che Togliatti e Franceschini sono parenti ideologici: suvvia, un po’ di senso del limite!  

D’altro canto, buttarla sul culturale non era nemmeno semplice: cercare di far appassionare il popolo italiano ad una riscoperta del pensiero classico comunista sarebbe opera complicata. E poi a chi affidare il compito? Intellettuali di sinistra abbondano, ma o sono di una noia mortale in televisione o sono costantemente a rischio di eresia.

Insomma, qui c’era il rischio di non trovare lo spunto, la personalità, quello/quella con lo sprint adatto per essere esempio luminoso per le masse.

Le luci nella sede del PD stavano accese fino a tardi: esauriti compiti di secondo piano come la formazione del governo, restava il dilemma celebrativo-ideologico.

Ma per fortuna, guizzante come il fuoco di Prometeo, folgorante come il lampo, stupefacente come una aurora boreale,  dalla luminosa testa del  Segretario uscì l’idea, anzi, l’IDEA : Lei, la donna capace di “portare la voce della politica vicina alle persone”.

Insomma nostra signora delle lacrime in diretta, Barbara D’Urso.

Meno male: si è trovata la soluzione del dilemma.

Pare però sia nata una corrente scissionista che propone Antonella Clerici: aveva o non aveva detto Lenin che lo stato socialista doveva essere  tale da poter essere governato da una cuoca? (e sia detto con il massimo rispetto sia dell’Antonella nazionale, che delle cuoche in genere).

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