di Daniela Zanuso
Con lo spettacolo “Vorrei essere figlio di un uomo felice”, in scena dal 13 al 16 ottobre, Gioele Dix inaugura la stagione del Teatro Manzoni di Monza.
“Siamo felicissimi che sia Gioele Dix a tenere a battesimo la stagione teatrale 2016-2017 – dichiara Paola Pedrazzini, nuovo Direttore Artistico del Teatro Manzoni di Monza –
anche perché lo considero uno dei pochi artisti che sa unire un grande eclettismo alla capacità di fondere l’arte con il mestiere”.
Nello spettacolo, che prende spunto dai primi 4 canti dell’Odissea, Dix racconta e approfondisce alla sua maniera, una vicenda letteraria e soprattutto umana ricca di simboli, in cui citazioni letterarie e improvvisazioni teatrali, affabulazioni e letture, da Omero a Pirandello, da Sofocle a Woody Allen, fino a Walter Chiari e Kundera, accompagnano lo spettatore in un viaggio alla ricerca di padri assenti che tornano e figli disobbedienti che vogliono imparare a crescere.
“E’ uno spettacolo che colpirà nel segno, – commenta l’attore – un monologo intenso ed estremamente divertente perché dentro un corto circuito di idee che farà bene al teatro. In scena leggo, cito, racconto, sono narratore ed anche interprete di personaggi”.
“Nella letteratura e nel cinema – prosegue Dix – esiste tutta una serie di opere dove manca la figura del padre e questo è un tema vicino alla mia sensibilità e sicuramente a quella di tanti. Io parto da un’ispirazione alta come Odisseo. All’inizio dell’opera nessuno sa se Ulisse sia ancora vivo e se mai farà ritorno ad Itaca. Persino fra le vette dell’Olimpo regna l’incertezza e Omero, come il più navigato degli sceneggiatori, sceglie di ritardare l’entrata in scena del suo primo attore. I greci sono famosi per la tragedia e per la comicità, due cose che traggono linfa dalle cose che non funzionano, che vanno male”. L’ironia è presente dall’inizio alla fine dello spettacolo, anche perché io non faccio spettacoli che non siano divertenti, e mi serve per raccontare momenti di vita quotidiana. E’ uno stile che non può prescindere da una certa ferocia che nasce dall’autosservazione”.
Nella scena finale Ulisse e Telemaco finalmente si incontreranno. L’eroe, che è invecchiato e sfiancato da una guerra inutile, abbraccerà commosso il giovane uomo cui cedere lo scettro. La figura di Telemaco incarna la sorte di tutti i figli che sono costretti a combattere per meritarsi l’eredità dei loro padri.
Orari spettacoli:
Giovedì 13, venerdì 14 e sabato 15 ottobre ore 21.00
Domenica 16 ottobre ore 16.00