di Fabrizio Annaro
Oggi la chiesa celebra la giornata del rifugiato. Papa Francesco inaugura un monumento al migrante. Un invito a combattere l’indifferenza che sembra prevalere negli stati d’animo delle persone. Un monito che mette in guardia di fronte a derive pericolose che fanno breccia nell’opinione pubblica.
Una società che non prova più compassione, che non si lascia interpellare da chi vive in miseria, da chi è costretto a lasciare la propria terra a causa della guerra, o della miseria o per causa di disastri ambientali, è una società povera, imbruttita, imbarbarita.
Chi ha vissuto in terra straniera sa quanto sia complicato integrarsi, avere a che fare con un’altra cultura, con altri modi di intendere la vita. Il razzismo è il frutto dell’ignoranza, dell’invidia, della paura, della codardia.
Questa giornata, voluta dalla Chiesa, è un richiamo ad aderire alle cose belle, anche difficili, è un invito a costruire pazientemente un mondo in cui beni e le risorse non sono privilegio di pochi. Oggi la Chiesa ha proposto una lettura Evangelica che mette i brividi. La Parabola di Lazzaro, non quella della resurrezione, bensì, del ricco epulone.
Una lettura che “frusta” con le sue semplici parole la coscienza dell’occidente che spensieratamente gode di infiniti beni mentre infiniti Lazzaro soffrono per qualche briciole.