Una giornata fuori, da persona comune

articolovivaista1L’importanza del volontariato in carcere.

Gli istituti di pena in Italia permettono il volontariato penitenziario, grazie al quale persone o associazioni esterne possono entrare in carcere ed offrire il loro sostegno nell’opera di risocializzazione ai detenuti.

Nello specifico gli articoli che disciplinano tale attività sono l’art.17, dell’ordinamento penitenziario che consente l’ingresso in carcere a tutti coloro che “avendo concreto interesse per l’opera di risocializzazione dei detenuti dimostrino di poter utilmente promuovere lo sviluppo dei contatti tra la comunità carceraria e la società libera”; e l’art. 78, dove si legge che “L’amministrazione penitenziaria può, su proposta del magistrato di sorveglianza, autorizzare persone idonee all’assistenza e all’educazione a frequentare gli istituti penitenziari allo scopo di partecipare all’opera rivolta al sostegno morale dei detenuti e degli internati, e al futuro reinserimento nella vita sociale”.

Lo stesso tipo di attività volontaria è fruibile dal detenuto anche all’esterno del carcere durante, per esempio, le ore trascorse in permesso premio. Abbiamo già visto, nell’articolo precedente, che i  detenuti hanno diritto a richiedere dei permessi premio se si trovano in determinate condizioni del loro percorso individuale di pena.

Il volontariato all’esterno del carcere viene realizzato, principalmente, da associazioni che impiegano persone particolarmente sensibili  e preparate nello star vicino ai detenuti.

Nel mio libro Oltre il pensiero delle sbarre parlo di Massimo, un vivaista, che ha trascorso alcuni anni in una cella nel carcere di Bollate senza che una famiglia fuori lo aspettasse, lo andasse a trovare, gli scrivesse una lettera. Massimo a Bollate trascorre giornate intere a curare il vivaio, senza alcuna necessità di avere altro. Senza la smania di uscire di li. Quelle mura sono così familiari, accoglienti, difensive. In carcere ha un sacco di amici.

Massimo, dietro mio invito, decide di richiedere un giorno di permesso da trascorrere fuori dal carcere, ma è terrorizzato: per la prima volta dopo anni lascia la certezza delle mura del carcere per uscire alla mercé della città, una città che  fa paura. Quel giorno due volontari si fanno trovare fuori dal carcere di Bollate attendono l’uscita di  Massimo, per accompagnarlo in associazione.

Per quella giornata ho organizzato, con l’aiuto dei volontari, un pic nic in un parco. Un’attività banale e modesta che per Massimo ha significato, invece, una giornata tra amici, da persona comune.

Jenny Rizzo

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