di Roberto Dominici
Come accade ormai da oltre 20 anni, il 1 Dicembre, si celebra la giornata mondiale di lotta alla sindrome di immunodeficienza acquisita ( AIDS). E’ una giornata dedicata ad accrescere la coscienza della epidemia mondiale di AIDS dovuta alla diffusione del virus HIV.
Dal 1981 l’AIDS ha ucciso oltre 25 milioni di persone, diventando una delle epidemie più distruttive che la storia ricordi. Per quanto in tempi recenti l’accesso alle terapie e ai farmaci antiretrovirali sia migliorato in molte regioni del mondo, l’epidemia di AIDS ha mietuto circa 3,1 milioni di vittime nel corso del 2005 (le stime si situano tra 2,9 e 3,3 milioni), oltre la metà delle quali (570.000) erano bambini. La ricerca genetica indica che l’HIV abbia avuto origine in Africa centro-occidentale nel corso del ventesimo secolo. L’AIDS è stato individuato dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC) nel 1981 e la sua causa, l’HIV, è stata identificata nel 1983.
Dopo una lunga controversia la comunità scientifica ha ritenuto che Robert Gallo e Luc Montagnier, con i rispettivi gruppi di ricerca, abbiano entrambi contribuito al raggiungimento di tale risultato. Proprio diversi anni fa in un meeting Europeo di immunologia svoltosi a Saint Vincent, in Valle d’Aosta, ho avuto l’onore di ascoltare e conoscere direttamente Luc Montagner. Facciamo l’identikit del virus responsabile dell’epidemia, l’HIV (human immunodeficiency virus): è un retrovirus del genere lentivirus, caratterizzato cioè dal dare origine a infezioni croniche, che sono scarsamente sensibili alla risposta immunitaria ed evolvono lentamente ma progressivamente e che, se non trattate, possono avere un esito fatale.
In base alle conoscenze attuali, HIV è suddiviso in due ceppi: HIV-1 e HIV-2. Il primo dei due è prevalentemente localizzato in Europa, America e Africa centrale. HIV-2, invece, si trova per lo più in Africa occidentale. Le cellule bersaglio di HIV sono quelle ricche di recettori CD4, in particolare alcuni linfociti T chiamati CD4+, che hanno un ruolo particolarmente cruciale nel sistema immunitario: sono infatti dei veri e propri “direttori d’orchestra” che attivano di volta in volta settori diversi delle difese a seconda del tipo di ospite indesiderato con cui vengono a contatto (batteri, virus, protozoi, funghi, vermi, cellule tumorali).
La malattia interferisce con il sistema immunitario limitandone l’efficacia, rendendo le persone colpite più suscettibili alle infezioni, in particolare a quelle opportunistiche, e allo sviluppo di tumori. Questa vulnerabilità aumenta con il progredire della malattia. L’HIV si trasmette in molti modi, ad esempio tramite i rapporti sessuali non protetti, trasfusioni di sangue contaminato e aghi ipodermici e tramite trasmissione verticale tra madre e bambino durante la gravidanza, il parto e l’allattamento al seno. In assenza di terapie l’infezione da HIV evolve inesorabilmente verso uno stato di malattia e la morte: in questo l’AIDS ha rappresentato un’epidemia molto più temibile di altre epidemie dell’era moderna, pari in termini di incidenza di persone colpite a quella della tubercolosi, della sifilide o del vaiolo, ma caratterizzata da una mortalità del 100%, pur nella variabilità dei tempi di sviluppo della malattia (da pochi anni a più di un decennio dal contagio).
Anche se i trattamenti per l’HIV/AIDS, che consistono in un cocktail di farmaci che attaccano il virus da più punti diversi con lo scopo di impedirne la replicazione all’interno dei linfociti, possono rallentare o arrestare il decorso della malattia, non vi è cura conosciuta o vaccino contro l’HIV. Il trattamento antiretrovirale riduce sia i morti che le nuove infezioni, ma questi farmaci sono costosi e non sono disponibili in tutti i paesi. A causa della difficoltà nel trattamento delle infezioni da HIV, la prevenzione è un obiettivo essenziale di primaria importanza per il controllo della malattia.