La pena di morte è un provvedimento di inaudita crudeltà e fondamentalmente inutile, rispetto alla funzione di limitazione e contenimento dei fenomeni criminali. Non è un deterrente, non aiuta a scoraggiare i crimini, anzi, incrementa e legittima l’uso della violenza.
La stragrande maggioranza dei governi mondiali ha abolito le esecuzioni capitali per legge o nella pratica. Amnesty International ci informa che sono 140, cioè più dei due terzi i Paesi abolizionisti (http://www.amnesty.it/paesi-abolizionisti-e-mantenitori) . Nello specifico 102 Paesi sono totalmente abolizionisti, altri 32 da oltre un decennio non praticano esecuzioni capitali, e in 6 è stata abolita tranne che per reati eccezionali. A questi va aggiunta la Mongolia che, nel corso di quest’anno, ha adottato un codice penale abolizionista.
A seguito di attacchi terroristici alcuni governi hanno posto però fine alla moratoria contro la pena di morte. Negli ultimi dieci anni, Bangladesh, India, Nigeria, Tunisia e altri hanno adottato leggi che hanno ampliato la portata della pena di morte, aggiungendo alcuni atti terroristici alla lista dei reati punibili con la morte. Altri paesi come Pakistan e Ciad hanno ripreso le esecuzioni in precedenza sospese.
Papa Francesco ha consegnato a twitter il suo messaggio per questa giornata: “Non c’è pena valida senza speranza! “. E anche a noi non resta che sperare che la lista dei paesi abolizionisti si completi al più presto
Daniela Zanuso