di Camilla Mantegazza
“Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”. È l’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo quello che viene celebrato il 3 maggio, in onore della Giornata Universale della Libertà di Stampa. Un diritto dell’uomo, appunto, a conoscere e a diffondere.
Importante è ricordare, nel giorno di vigilia di tale giornata, come la libertà di stampa si stia riducendo in tutto il mondo, e non solo nei regimi autocrati e autoritari. L’Europa, in tale considerazione, è pienamente coinvolta: aumentano, infatti, restrizioni a carico dei media e pressioni sui giornalisti. In Grecia, l’emittente pubblica è stata bloccata. In Bulgaria, i giornalisti sono stati più volte vittime di violenze da parte della polizia. In Ungheria, il Parlamento sta lavorando sull’adozione di alcune normative repressive sulla libertà di stampa. In Croazia, Slovenia e Italia, i giornalisti rischiano il carcere nel riferire scottanti questioni di pubblico interesse.
Nonostante ciò, anche l’Italia, come ogni paese democratico, sancisce costituzionalmente tale diritto, nel famoso articolo 21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
In poche righe, dunque, risulta chiara e incontrovertibile la difesa della libertà di espressione e informazione, condizioni base per il progresso di una società democratica e per lo sviluppo dei suoi singoli cittadini. Reporter senza frontiere, organizzazione non governativa internazionale per la libertà di stampa, attiva nella difesa dei giornalisti e dei collaboratori dei media perseguitati o imprigionati, ogni anno, pubblica rapporti circa la libertà d’informazione vigente nei vari paesi del mondo.
Il 2013 sembra essere stato un anno buono per l’Italia: il nostro paese, infatti, è risalito di nove punti nella classifica mondiale, conquistandosi un 49° posto sui 180 totali. Da Paese con “problemi sensibili” a Paese con situazione “piuttosto buona”. Nell’Europa meridionale, “l’unica evoluzione positiva si verifica in Italia, che è finalmente uscita da una spirale negativa e sta preparando una legge incoraggiante per depenalizzare la diffamazione a mezzo stampa” ci informa il rapporto Rsf. Migliora, insomma, lo stato della libertà di stampa: una notizia che non si riusciva a dare ormai da diversi anni.
Nonostante ciò, numerose sono le polemiche che hanno avvolto e avvolgono l’Italia, in merito a tale libertà, spesso messa in discussione dai media, dagli editori, dai partiti politici e, infine, dai cittadini stessi. Un circolo vizioso, insomma. Quando si cerca di analizzare il perché di tale situazione, non mancano gli scarichi di responsabilità.
Per i giornalisti la colpa è degli editori e dei politici. Per gli editori la responsabilità è da attribuirsi al sistema politico e alle difficoltà economiche. I partiti, a loro volta, sembrano non badare eccessivamente a questa problematica e spesso tentano di utilizzare gli organi di informazione per controllare e indirizzare l’opinione pubblica. E i cittadini, infine, si mostrano spesso stanchi e inermi dinnanzi a quei media che dicono e non dicono, celando verità e ammansendo informazioni, spesso scomode e inopportune. Perché, forse, come scrisse Orwell, la libertà di stampa altro non è che “dire alla gente ciò che non vuole sentirsi dire”.