“GIORNI RUBATI”: uno spettacolo teatrale sulla sicurezza sul lavoro

giorni-rubati_0302di Isabella Procaccini

Ore 17.30, vengono sospese le attività produttive dell’azienda FLOWSERVE-Worthington di Desio. La fabbrica, un enorme edificio che odora di ferro e fatica, si è trasformata in teatro e invita tutti i dipendenti ad assistere a “Giorni Rubati”, una rappresentazione volta a sensibilizzare i dipendenti, ma non solo, sulla sicurezza sul lavoro.

È una sensibilizzazione attraverso un vero e proprio colpo di teatro quella che ci è presentata dall’opera drammaturgica e registica di Silvia Cattoi e Juri Piroddi che, insieme ad Antonio Sida e Simone Pistis compongono la compagnia sarda di Rossolevante. Protagonista della scena, però, non è un vero e proprio attore, bensì un ex operaio che ha deciso di presentarci la sua storia: si tratta di Giammarco Mereu, un uomo costretto oggi sulla sedia a rotelle a seguito di un disastroso incidente sul lavoro.


Era un novembre caldo, stava per calare la sera e la giornata di lavoro stava per volgere al termine. Giammarco rimase per ultimo in cantiere, era un periodo che si facevano anche undici ore al giorno per cercare di rispettare inumane tempistiche. Terminati gli ultimi incarichi l’operaio si apprestò a raggiungere la sua auto, ma il cancello del cantiere, difettato nella chiusura da un pezzo di ferro mancante, gli cadde addosso privandolo per sempre dell’uso delle gambe: “Non si cammina più” pensò lui una volta raggiunto l’ospedale di Cagliari.

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Non capiamo immediatamente che quella che abbiamo di fronte agli occhi è una vicenda reale e ancora viva nella mente del suo protagonista ma, nel momento in cui ci si palesa davanti la verità, tutte le parole, i gesti e le emozioni ci toccano in maniera forte, come se quel cancello che colpì Giammarco nel novembre del 2006, cadesse all’improvviso sulle spalle di tutti noi.


Da quel tragico giorno iniziò per lui una nuova vita. Il suo datore di lavoro e i colleghi gli voltarono le spalle, inventando peraltro assurdità su quel tragico giorno, ogni scusa è buona per non avere impicci: “Giammarco, forse quel cancello l’hai sbattuto troppo forte”. Le innumerevoli visite ospedaliere, gli inutili interventi chirurgici e le infinite trafile giudiziarie sono serviti all’operaio per capire quali fossero realmente le persone che lo amano e la sua nuova identità gli ha permesso di comprendere i veri valori della vita: “devi toccare il fondo per accorgerti che anche un abbraccio ha un valore…” e lui sua moglie non la potrà più abbracciare in piedi, non potrà più far vedere a sua figlia come si corre. Perché rovinarsi la vita così?

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L’articolo primo della nostra costituzione recita testuali parole: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, ma ogni giorno in Italia tre persone muoiono proprio su quel luogo che dovrebbe dargli da vivere. La sicurezza è un argomento scottante e questa iniziativa di teatro in fabbrica, promossa dal responsabile sicurezza e qualità della FLOWSERVE-Worthington Ing. Giancarlo Isella, è un ottimo modo per spingere a riflettere tutti i lavoratori e fare “Cultura della Sicurezza”. L’azienda in questione è parecchio all’avanguardia su questo tema, infatti ogni anno cerca di promuovere nuove iniziative per sensibilizzare i propri dipendenti, iniziative che nel tempo hanno portato risultati positivi in termini di riduzione degli incidenti. Quest’anno si è avvalsa del teatro e soprattutto di un teatro rappresentato da un uomo che, purtroppo, sarebbe potuto essere uno di loro.


Troppo spesso non vengono prese precauzioni, sia sul lavoro che nella vita. Quante volte non abbiamo allacciato le cinture di sicurezza o non abbiamo rispettato i limiti di velocità perché tanto…non capiterà a noi. E quando capita invece? Trovo che ogni azienda dovrebbe prendere a esempio questa iniziativa toccante e riflessiva, perché la prevenzione è sicuramente il primo modo che abbiamo per tenerci stretta la vita.

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Ringrazio Paolo Fondrini, Manufacturing Manager della FLOWSERVE-Worthington, per averci invitato dandoci la possibilità di vivere questa bella esperienza.

 

 

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