di Marco Riboldi
Quando avrete occasione di passare per il centro di Milano, imboccate la Galleria, superate i celebri negozi e il ristorante famoso per la pizza più costosa d’Italia, poi, arrivati al centro della Galleria stessa, invece di tormentare il solito povero toro, girate a sinistra e raggiungete la strada che scorre parallela.
Ecco, siete nel cuore di Milano, ma anche nel punto di inizio di quello che per molti fu il cammino della morte.
In questa strada, via Silvio Pellico, negli anni ’40 c’era uno degli alberghi più lussuosi e più eleganti della città, l’albergo “Regina & Metropoli” che, a partire dal 1943, venne requisito dai nazisti che ne fecero il loro quartier generale (oggi si può leggere la lapide commemorativa).
L’albergo “Regina & Metropoli” divenne il luogo degli interrogatori, delle torture, degli arresti da cui poi si procedeva per San Vittore. Ebrei, antifascisti e anche cittadini incappati, magari casualmente, nelle reti naziste.
Circa 100 militari tedeschi, cui si aggiungevano forse anche alcuni italiani, amministravano da quelle stanze la deportazione da Milano.
I treni per i campi di sterminio venivano organizzati da questo contingente, guidato da due ufficiali nazisti: il capitano Theodor Saevecke, responsabile anche della fucilazione dei partigiani in Piazzale Loreto (venne infatti soprannominato “Boia di Piazzale Loreto”, il che non gli impedì di morire serenamente in Germania a 89 anni, nel 2000, dopo aver raggiunto altissimi livelli di carriera nella polizia tedesca) e il colonnello Walter Rauff, già organizzatore di stermini di Ebrei in varie nazioni dell’Europa occupata e del Nord Africa e capo polizia segreta nazista in Italia (fuggirà prima in Siria, poi in Sud America, morendo in Cile per malattia nel 1984 a 78 anni. Il numero di Ebrei e altri perseguitati della cui morte è considerato responsabile arriva a circa 100.000).
Da San Vittore, i prigionieri venivano poi portati all’ormai tristemente celebre “Binario 21” della Stazione Centrale di Milano, oggi sede del memoriale dell’Olocausto, che è un luogo da visitare assolutamente. Il 21 altro non era se non uno dei molti binari del sistema di trasporto merci della Stazione Centrale.
Mentre i treni passeggeri si trovavano ad un piano sopraelevato rispetto alla sede stradale, dove ancora oggi si reca chi utilizza la principale stazione ferroviaria milanese, i treni merci venivano posti in questa sede sotto il livello della stazione stessa, sul piano della strada, poi venivano sollevati con un apposito montacarichi e portati alla partenza vera e propria.
Questo consentiva di far salire sui vagoni merci i prigionieri, pressandone fino a 90/100 persone per vagone, e componendo così i treni della morte, senza che i viaggiatori ordinari se ne avvedessero.
Tali convogli erano diretti ai campi di sterminio, magari facendo tappa a Fossoli, dove si caricavano altre vittime, detenute in quel campo di concentramento o in qualche altro campo sulla via per la destinazione finale.
Tra il dicembre 1943 e il gennaio 1945 partirono 23 convogli, diretti principalmente ad Auschwitz e in un numero minore di casi a campi di transito o a Mauthausen, Bergen Belsen. Ravensbruch, Flossenburg.
Il lavoro accuratissimo di ricerca svolto dalla storica Liliana Picciotto e dal Centro di Documentazione Ebraica contemporanea di Milano (CDEC), ha consentito di ricostruire quasi nome per nome le storie dei queste vittime. I numeri, nella loro freddezza, ci aiutano a ricostruire le dimensioni del dramma.
Per quanto riguarda gli arrestati in Italia, sono stati identificate 7579 persone tra deportati (6806), morti nel corso dell’arresto (322) e riusciti a sfuggire (451). A questi vanno aggiunti almeno 900/1000 persone non identificabili perché entrate clandestinamente in Italia o per altre ragioni.
Tra i deportati, i sopravvissuti sono stati 837. Nella provincia di Milano furono arrestate 816 persone.
Per limitarci ai “trasporti” verso Auschwitz, dall’Italia partirono 6007 persone e ne ritornarono 363 (che vuol dire più o meno 1 ogni 16/17).
Sono numeri terribili. Ma c’è un altro numero terribile, certo meno noto di quelli citati.
Di 4727 arrestati poi finiti nei campi sappiamo anche esattamente a chi attribuire la responsabilità dell’arresto. Se 2444 sono stati arrestati da tedeschi, ben 1951 sono stati presi da italiani (e 332 da italiani e tedeschi insieme).
Italiani, capite: brava gente, secondo la mentalità corrente, che poi ha continuato a vivere, lavorare, amare per il resto dei suoi giorni. Brava gente, che probabilmente sostenne per il resto della vita che in fondo “il fascismo ha fatto anche cose buone”. Brava gente, già. Dovremo ritornare a riflettere su questi ultimi numeri e in generale su questo nostro passato.
PS: In occasione della Giornata della Memoria 2022 la Prefettura di Monza consegnerà ad alcuni cittadini brianzoli 9 Medaglie d’oro