Archi, frecce e… gps. Ecco l’armamentario degli indigeni Ka’apor, che da secoli abitano la foresta amazzonica ma che da qualche anno hanno scoperto il buono della tecnologia. Dal 2011, infatti, la tribù ha deciso di organizzarsi in gruppi di auto-difesa contro i continui illeciti dei boscaioli che abbattono la foresta per farne legname gratis.
La legge, in teoria, dovrebbe difendere il bosco brasiliano, ma i Ka’apor – intercettati dal quotidiano inglese Guardian – giurano che non è così. Così i miliziani della foresta (2200 sparsi in un territorio grosso i doppio dell’area metropolitana di Londra) attaccano i camion carichi di legname che si aggirano abusivamente nella foresta e li minacciano di non tornare, arrivando persino a bruciare i convogli incriminati.
Ma non solo: i “selvaggi” testimoniano il transito illecito con strumenti di misurazione Gps oppure scattando fotografie. Le prove tecnologiche tutelano gli indigeni davanti alla legge e sono indizi preziosi per le tante organizzazioni ecologiste internazionali, le quali finanziano e supportano l’attività “verdi” dei Ka’apor.
Per gli eco-indigeni la partita da giocare è ben più importante e solo per questo ogni arma (anche tecnologica) è ammessa: proteggere la foresta amazzonica infatti è l’unico modo per una tribù d’altri tempi di salvare se stessa.
Ilaria Beretta