Greta oh Greta!

di Marco Riboldi

Il fenomeno di Greta Thunberg, la giovane svedese paladina della lotta contro il cambiamento climatico, offre la possibilità di qualche riflessione, su di noi, più che su di lei.

Mi spiego: Greta ha l’indubbio merito di aver scosso l’opinione pubblica su un tema importante. E’ riuscita a fare movimento, cosa che non è riuscita a molti.

Greta fa un discorso semplice ed efficace: “Voi adulti ci state rubando il futuro, perché la vostra idea di progresso distrugge la terra”. In realtà il tema dei cambiamenti climatici è una questione molto complessa ed interpella pesantemente la coscienza degli adulti. La classe dirigente è disponibile ad affrontare con competenza e serietà i temi che Greta ha posto?

Mi aspetto che il mondo adulto prenda il meglio che c’è dal movimento e lo sposi ad un maggior realismo politico e, come necessario, ad un serio confronto scientifico.

Quindi a partire dal movimento, bisogna che chi di dovere si assuma responsabilità. Al momento quello che sta succedendo mi fa sorgere qualche sospetto: la tentazione del mondo politico sembrerebbe quella di aderire agli appelli di Greta, ma solo superficialmente, solo in chiave propagandistica.

Uso una metafora: in battaglia il portabandiera è importante, dà il segnale che si é tutti insieme, rappresenta l’ideale che si difende, incoraggia la truppa. Ma chi deve decidere come fare non si consulta con il portabandiera, ma con i generali, che sanno di strategia e tattica.

Ecco, Greta è un ottimo portabandiera, ma ai governanti e all’ONU non serve un granché, se non, ma speriamo non sia così, come un pretesto, un simbolo da sventolare per poi aggirarlo. Ai governanti e all’ONU servono scienziati e tecnici che suggeriscano strategie concrete, capaci di realizzare i sogni, non solo di annunciarli.

Ecco perché l’invito di Greta all’ONU (o al Senato della Repubblica) e le accoglienze così solennemente celebrative mi preoccupano un poco: sento odore di inutile retorica, che consente a quei politici che guardano al massimo alle prossime elezioni  e non al futuro, di lodare pubblicamente e poi aggirare la questione.

Dopo di che bisogna capire come spiegare ai miliardi di esseri umani che non hanno usufruito del “progresso distruttivo”, perché adesso tocchi anche a loro rinunciare al sogno di case riscaldate, doccia quotidiana, cibo abbondante ecc.

Dopo di che bisogna capire come ottenere il consenso anche nel “primo mondo” ad una politica che riduca i consumi e gli agi di cui godiamo.

Dopo di che bisogna capire se i giovani tornati a casa dal venerdì di sciopero per il clima sono disposti a non utilizzare l’auto per andare in discoteca la sera dopo, l’aereo per le vacanze dopo l’esame di maturità, i cibi prodotti in modo anti ecologico, ma così gustosi.

Questa necessaria coerenza naturalmente vale tanto per i giovani seguaci di Greta quanto per gli adulti che apparentemente la appoggiano, talvolta in modo decisamente goffo (vedi l’idea decisamente strana di “giustificare” l’assenza da scuola: guardate che questi ragazzi non vogliono fare la rivoluzione con il timbro del Ministero).

 

 

 

 

 

 

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