di Rebecca Casati
A causa della divisione causata all’interno del fandom di Harry Potter dal secondo capitolo della saga Animali Fantastici, mi sono sentita in dovere di andare al cinema per cercare di capire meglio il perché di certi commenti negativi su questo film. Come già detto, questa pellicola è il seguito del ben più apprezzato Animali Fantastici e Dove Trovarli, uscito ormai due anni fa, che ha dato modo ai fan del più famoso maghetto al mondo di addentrarsi ancora di più nel suo mondo prima che nascesse. Ma se il primo capitolo (di cinque film) ebbe un enorme successo, il secondo – almeno fino ad ora – non sembra essere all’altezza delle aspettative del pubblico. Perché?
Molti ritengono un passo falso la scelta di affidare alla Rowling la sceneggiatura del film, cosa che, anche a parer mio, non è stata una scelta fortunata. Questo perché la Rowling, come scrittrice di romanzi, dedica più tempo alla descrizione di una molteplicità di personaggi e di sottotrame, impossibili da inserire e sviluppare in un paio d’ore di film. Questo causa, quasi ad effetto domino, difficoltà nel seguire e comprendere alcuni passaggi del film stesso, nonché una generale inconsistenza dei personaggi.
A questo proposito vorrei spezzare una lancia a favore di Queenie (interpretata da Alison Sudol) perché, in tutta sincerità, non sono riuscita a capire la sua evoluzione nel corso del film e il perché della sua scelta finale (che non citerò per evitare spoiler). Allo stesso modo spero che nei prossimi capitoli sia dedicato più spazio a Nagini (Claudia Kim), perché in questo film sembra un mero mezzo di fan service: segue Credence (Ezra Miller) alla ricerca della sua vera famiglia come se fosse la sua ombra, non ha un vero e proprio spessore.
Tralasciando altre pecche molto più gravi, a livello puramente visivo alcune scene sono davvero appaganti. Una di queste serie di inquadrature è, per esempio, la ripresa dal basso di Grindelwald (Johnny Depp) durante il suo discorso finale, in cui mostra di non essere solo un banale “cattivo”, di non desiderare il potere solo per se stesso, ma per la sua singolare visione di un mondo migliore, realtà ottenibile solo attraverso la guerra.
Questa duplicità nell’animo di Grindelwald – ha spiegato Johnny Depp in un’intervista – è legata all’eterocromia degli occhi del mago. Egli infatti afferma “gli occhi, riflettono i suoi due lati, è come se ogni occhio fosse collegato a un cervello indipendente.”. Insomma, potremmo dire che si distingue abbastanza chiaramente dagli altri personaggi (purtroppo maltrattati), anche per il suo carisma e la sua capacità di manipolare anche gli animi più puri. Un chiaro rimando al fanatismo della Germania del primo ‘900. Non a caso, proprio durante uno dei pochi momenti clou del film, lo stesso Grindelwald prevede niente meno che la Seconda Guerra Mondiale.
Addirittura lo stesso David Heyman, produttore della saga, ha dichiarato a Empire Magazine: “si tratta dei pericolo dell’assolutismo e del fondamentalismo. È questo che vediamo in Grindelwald. È molto persuasivo. Si può vedere la logica nei suoi argomenti, il che non vuol dire che i suoi metodi siano giusti.”
Per ora sono solo congetture. Per capire se questo antagonista sia o meno all’altezza di Voldemort occorre aspettare qualche anno.