I fratelli Pollock insieme a Venezia… finalmente!

12_DeltaSapevate che Jackson Pollock, il padre dell’Action Painting, avesse un fratello pittore che lo incoraggiò a fare il suo stesso mestiere?
E’ la storia che aiuta a scoprire il Peggy Guggenheim, a Palazzo Venier dei Leoni a Venezia. Charles Pollock, era il maggiore, dieci anni più grande di Jackson, il minore di cinque fratelli. Ma è quest’ultimo che passa alla Storia, quella con la ” S ” maiuscola. Charles nasce a Denver, in Colorado nel 1902, Jackson a Cody, nel Wyoming, dieci anni dopo, nel 1912, il loro padre era un agrimensore statale.

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Nel 1929, l’anno della Grande Depressione, sono tutte e due a New York. E’ stato Charles a suggerire a Jackson di raggiungerlo, è sempre Charles che lo sprona , forse perché più di altri ne avverte le potenzialità.
A New York, Jackson entra in contatto con Peggy Guggenheim, importante ed eccentrica collezionista e gallerista. Rampolla molto autonoma di una ricca famiglia di amanti dell’arte.

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Famiglia Pollock, Chico, California, 1918 circa. Sanford LeRoy, Charles Cecil, LeRoy, Stella, Frank Leslie, Marvin Jay, Paul Jackson © Charles Pollock Archives

A Charles è dedicata la prima esposizione retrospettiva sul suolo italiano. E non poteva essere diversamente. Peggy è stata una figura centrale nella storia dei Pollock non tanto per Charles, quanto per Jackson. La mostra a  alla Fondazione Guggenheim di Venezia non vuole essere , però, un riconoscimento  tardivo al maggiore dei fratelli Pollock. Charles ha una vena artistica che, nel corso del tempo, acquisirà forme diametralmente opposte a Jackson. Seguirà un suo percorso originale, anche se agli inizi condividono lo stesso insegnante e gli stessi interessi artistici.


Nella rassegna riservata a Charles si trovano lettere, foto oltreché, naturalmente, dipinti che ne raccontano il tragitto umano e professionale. ” Charles Pollock. Una retrospettiva” si intitola la rassegna al maggiore dei Pollock, curata Da Philip Rylands, direttore del museo veneziano.


Una grande tela , sei metri per due e mezzo, la più grande mai realizzata da Jackson, è al centro della rassegna dedicata al più noto dei fratelli Pollock. “Jackson Pollock. Murale. Energia resa visibile.” è a cura di David Anfam, uno dei maggiori esperti dell’Espressionismo astratto. Jackson la realizzò nel 1943 per l’appartamento di New York di Peggy. E’ un dipinto che rappresenta un momento essenziale nel lavoro di Jackson, una tela importante per comprendere i successivi passaggi che lo porteranno alla innovativa creazione del dripping, ( sgocciolatura).


Jackson era stato introdotto all’uso del colore puro durante un seminario sperimentale tenuto nel 1940 da David Alfaro Siqueiros, grande artista messicano, famoso per i suoi murales.  In” Murale”,segni e linee  si sviluppano in verticale, dove nulla è casuale. Pollock negava l’esistenza del “caso”, in genere sapeva cosa doveva apparire sulla tela, si serviva del suo corpo, della forza di gravità.

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Charles Pollock Acciaieria, Gary, Indiana, 1933. Inchiostro e acquerellature colorate su carta. Collezione privata © Charles Pollock Archives

Negli anni quaranta del Novecento aveva assistito a dimostrazioni di “sand painting ” (pittura con la sabbia) da parte di nativi americani, anche la pittura automatica dei Surrealisti fu fonte di ispirazione nel suo lavoro. “Murale” è la premessa a quello straordinario passaggio che porterà Jackson a seguire nuove strade ed approdare alla “sgocciolatura”, alla tecnica del “dripping.” Fu un’altra componente della famiglia a suggerire a Jackson l’idea di appoggiare  la tela a terra. La madre Stella quando si recava in visita da lui a Long Island portava con sé un grande telaio per realizzare le sue coperte patchwork. Jackson Pollock decise di usare proprio quel telaio per la sua opera “Alchemy” ( appena esposta proprio a Palazzo Venier).

Jackson Pollock, Murale, 1943, olio e caseina su tela, 242,9 x 603,9. Donazione Peggy Guggenheim, 1959. University of Iowa Museum of Art. Riproduzione concessa dalla University of Iowa
Jackson Pollock, Murale, 1943, olio e caseina su tela, 242,9 x 603,9. Donazione Peggy Guggenheim, 1959. University of Iowa Museum of Art. Riproduzione concessa dalla University of Iowa

E, data la grandezza, l’appoggiò per terra. “Il contatto con il pavimento cambierà per sempre la mia vita” dirà poi Jackson. Nacque così quella tecnica che ha  dirottato il corso della pittura del secolo scorso. Coincidenze e intrecci casuali. I dipinti più noti di Pollock sono infatti quelli del periodo del “dripping”, tra il 1947 e il 1950. Gli diedero fama e ricchezza. Ma già nel ’51 decise di abbandonare lo stile che lo aveva reso famoso. Le opere diventarono sempre più scure, spesso c’erano elementi figurativi. Un incidente stradale interruppe la sua breve vita. Era l’11 agosto del 1956. Jackson aveva 44 anni.


Quello stesso anno, Charles ,che era diventato insegnante a Washington, riprende in mano tavolozza e colori. Prende un periodo di aspettativa dal lavoro e inizia a viaggiare in Europa. E’ il primo dei Pollock a visitare il Vecchio Continente. In Italia conosce, tra gli altri, i fratelli Pomodoro, Dorazio e Turcato. Elabora un proprio stile, lontano da quello del fratello minore. Fino alla morte, nel 1988, vive a Parigi con moglie e figlia. E ora, anche noi scopriamo quel suo lavoro offuscato dall’imponente figura familiare. Molte opere in mostra si vedono per la prima volta, ritrovate dagli eredi di Charles.

Daniela Annaro

Charles Pollock Omaggio al Messico, 1955 c. Collage. Collezione private. © Charles Pollock Archives

 

 

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