Dai dati del Rapporto Giovani dell’istituto Toniolo «emerge l’importanza radicale che famiglia e lavoro continuano ad avere tra i nostri giovani. La famiglia è effettivamente per la grande maggioranza dei giovani, un luogo affidabile». Card. Scola: «emerge un quadro del mondo giovanile meno fosco di quanto non si voglia far credere».
Lo ha detto questa mattina, all’Università Cattolica di Milano, l’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, commentando i dati del Rapporto giovani dell’Istituto Toniolo durante il suo intervento al convegno “Con i giovani protagonisti del futuro”, per la 90esima Giornata per l’ateneo.
«Le analisi ci offrono l’immagine di una generazione che, nonostante la crisi, nonostante la mancata crescita economica degli ultimi anni, nonostante lo scarso investimento fatto sui giovani in termini di politiche pubbliche, crede in una possibilità di riscatto e vede nel lavoro il mezzo attraverso cui garantirsi questo riscatto». Il clima di incertezza, acuitosi con la crisi finanziaria, non è riuscito a mettere in dubbio né la bontà delle relazioni familiari – quelle di origine e quelle che si desidera costruire –, né la portata fondamentale del lavoro nella vita dei giovani».
«Sono rimasto molto colpito – prosegue il cardinale Scola riferendosi al Rapporto Giovani – dall’affermazione secondo cui «se le nuove generazioni fossero semplicemente aiutate a realizzare i propri progetti di vita, la denatalità italiana diventerebbe un problema superato» (Rapporto Giovani, La condizione Giovanile in Italia, p. 81).
«Cito un altro un dato del Rapporto che, mi sia permessa l’espressione, mi ha “ferito” per la componente di giudizio su quanto non riusciamo a trasmettere alle nuove generazioni. Mi riferisco alla costatazione della «prevalenza delle posizioni “sospettose” (58,9%) rispetto a quelle “fiduciose” (41,1%)» (p. 179) nei confronti delle persone; e al prevalere dei «“pessimisti moderati” (48,1 %)» riguardo al futuro, i quali insieme ai «“pessimisti” (23,1 %)» risultano essere una grande maggioranza. I dati ci parlano dunque di una generazione “moderatamente disincantata”. L’incremento del fenomeno dei cosiddetti Neet (Not in Education, Employment or Training) costituisce forse in questo senso un segnale significativo».