I racconti del melograno: il semaforo

di Francesco Troiano

Sto per attraversare la strada. Scatta il rosso e mi blocco accorgendomi che al mio fianco c’è una signora minuta vestita di un curioso impermeabile alla Sheridan e un foulard intorno al viso come una ragazza mediorientale.

Ma la donna non è una ragazza, avrà una sessantina d’anni e mostra due occhi azzurri come certi cieli della Milano di inizio estate.

Però oggi è il 24 dicembre 2021, e la persona ferma accanto a me,  inizia a parlare.

“Ho appena sentito mia figlia, mi ha detto che per il momento non tornerà in Italia.”

“Perché, dove si trova in questo momento?”

“In Congo per uno stage di sei mesi con una ONG”

Scatta il verde. Continua Marina, che intanto si è presentata.

“L’altro ieri mia madre ammalata di Covid è volata in cielo, era in ospedale e non me l’hanno fatta vedere”

“Mi dispiace tanto Marina”

“La vita prosegue… il mio dolore cerco di condividerlo con altri che soffrono…”

Scatta il rosso.

“Ogni Natale vado al” Pane Quotidiano” a servire quelli più poveri di me”

“Complimenti Marina!”

Scatta il verde.

“No no, non mi faccia i complimenti … Vado, altrimenti scatta di nuovo il rosso … E di semafori rossi ne ho già fin troppi nella mia vita … Buon Natale Francesco!”

Mentre Marina  attraversa correndo, dico anch’io Buon Natale a bassa voce.

La vedo sull’altro marciapiede girarsi di nuovo per salutarmi con un sorriso di luce.

È scattato il rosso, e io sono ancora qui.

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