di Francesco Troiano
Quando i raggi del sole iniziano a invadere la vallata, il prato del giardino è un’astronave per un viaggio nell’infinatamente piccolo.
Su ogni filo d’erba si è posata una goccia di rugiada dove la luce, che attraversa un prisma, si spezzetta in migliaia di colori e trasforma il prato in un arcobaleno inaspettato.
E’ anche un viavai di creature alate: due codirossi sopra la legnaia s’inseguono, una gazza azzurra ha appena buttato a terra il guscio di una noce e un piccolo stormo di rondini compie un volo di ricognizione sui prati appena rasati.
Ma anche fra il suolo e il sottosuolo non si scherza: fra le piantine della malva avanza un cerambice femmina con le antenne quasi più lunghe del suo corpo. A poca distanza, un gruppo di formiche trasporta nella loro casa di mille gallerie le spoglie di un tafano. Sopra una foglia di fico, due bruchi di farfalla macaone, sembrano incerti su chi deve avanzare.
La luce del sole di settembre è una luce laterale che ancora ti avvolge, il campanile del paese rintocca le sette e il profumo del caffè mi sta chiamando per l’inizio di un nuovo giorno.