di Francesco Troiano – disegno di Filippo Carletti
Prima che scoppiasse il finimondo che stiamo tutti vivendo, sui mezzi pubblici, la vita in tutte le sue forme (e, nel caso specifico, il termine “forme”, cade come cacio sui maccheroni) si articolava in quadretti unici.
Una ragazza minuta, un giorno di gennaio, era seduta nei posti a due in fondo alla carrozza del quattro (il tram che va verso Niguarda). A fianco a lei si era seduto un uomo corpulento.
Era veramente buffo vedere questa montagna di giaccone occupare anche il sedile della ragazza che, disperatamente, cercava, spostandosi, di recuperare un po’ di spazio.
La montagna non si preoccupava minimamente, anzi, sembrava aumentare ogni secondo la sua stazza.
A quel punto la ragazza riusciva a sfilarsi emettendo un sospiro il cui vento arrivò come una brezza del mattino.
Un ragazzo, che aveva seguito tutta la scena, le sorride a trentadue denti.
“Ce l’hai fatta anche oggi?”
“Eh, sì..” risponde lei con un contro-sorriso timido e dolcissimo.
Li ho visti scendere insieme parlando mentre si avviavano verso la scala d’ingresso al metro.
Chissà se alla montagna umana, quella mattina, era stato affidato un compito ben preciso.
A volte in amore bisognerebbe ricordarsi del famoso detto arabo: “Se Maometto non va alla montagna …”