I racconti del melograno: l’uomo con lo zaino

di Francesco Troiano

Sale sul tram un uomo giovane, che ha sulle spalle uno zaino enorme.
Da ex-campeggiatore riconosco un pezzo dell’asta di una tenda, di quelle che monti in un attimo, che spunta dalla parte alta dello zaino.

Dal borsone sporco e da come è vestito, capisco che dorme per strada.

Sul tram saremo circa una decina di persone sedute. Improvvisamente l’uomo, appoggia lo zaino per terra, si siede di fronte a me, e inizia, battendo le mani fra di loro e sulle ginocchia, il ritmo di un canto africano che conosco dai tempi dell’oratorio.

Batto le mani anch’io e rispondo al suo canto:

“Ripetete con me … Fly … fly… Kumbala Kumbala. .. Kumbala de vista…ohh no no de vista!”

I passeggeri sono ammutoliti. Qualcuno scuote la testa. Una ragazza sottovoce mi dice: “Siete fighi..”.

Mentre Il ragazzo conclude la sua performance, la gente scappa alla snocciolata. Io lo guardo con un sorriso.

“Sei bravo, e sei intonato”

“Grazie, anche tu te la cavi”

“Qualche esperto dice che è un canto dei coltivatori di cotone del Mississipi “

“Non so. Da quando vado per strada, cantare non mi fa sentire solo. Mi chiamo Marco (nome di fantasia)”

“Piacere, Francesco”

Roberto afferra lo zaino, ed estrae una scatoletta piena di musicassette.

“Ecco qua, guarda, questo è Pino Daniele, Vasco… e questi i New Trolls…”

“Scusa ma come fai a sentirli?”

“Con questo”, e appare un mangia-nastri degli anni settanta, lo stesso che usavo nella cameretta dei miei “tredici anni”.

Infila i New Trolls, schiaccia il bottone  “Play” ed esce “Vorrei comprare una strada”‘ la mia prima canzone imparata alla chitarra.

Quel suono con il fruscio scivola insieme ai ricordi di bambino, la finestra sulla via dove giocavo, i miei amici perduti…”

“Soprattutto la sera, quando mi vengono le paturnie, metto subito del rock, e mi addormento come un bambino”

Non gli ho chiesto nulla della sua storia, non m’interessa del suo cappotto bisunto, delle maniche lacere e del suo profumo di giorni vagabondi: prima di scendere lo abbraccio forte salutandolo.

“Grazie Marco, e buona musica collega”

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