di Roberto Dominici
Con il termine di malattie cerebrovascolari si identifica un gruppo eterogeneo di malattie unificate dal fatto che la causa è un disturbo circolatorio a livello encefalico. Il meccanismo causale può essere:a) ischemia: danno o disfunzione dovuti ad ipossia ischemica
b) emorragia: la perdita di sangue dai vasi (arterie, vene, capillari)
La gravità clinica varia notevolmente: si va infatti da forme con disturbi completamente reversibili a forme con alto tasso di mortalità o gravi esiti neurologici permanenti. Le due categorie diagnostiche clinicamente più importanti sono rappresentate dall’ictus cerebrale e dall’attacco ischemico transitorio, (TIA); l’ ICTUS (che deriva dal verbo latino icere e che significa “colpo” come il suo equivalente inglese stroke), è causato dall’ arresto del flusso di sangue in un’arteria del cervello (ictus ischemico) o dalla rottura spontanea di un’arteria dentro il cervello stesso (ictus emorragico). Si presenta con un esordio acuto di deficit neurologici focali (o globali) che perdurano per almeno 24 ore o portano a morte.
Nei paesi occidentali l’ictus rappresenta la 2° causa di morte e la 3° causa di disabilità a livello mondiale con un 20 % di mortalità dopo 30 giorni dall’ evento, un 10-15% dei soggetti che vanno incontro a riabilitazione, e un 10 % che ritorna alla normalità. Nel 35% dei pazienti colpiti da ictus, globalmente considerati, residua una disabilità grave. Circa l’80% dei casi è di tipo ischemico e spesso esso si manifesta senza alcun segno, inoltre non tutti gli ictus si manifestano allo stesso modo. Tipici sono uno o più dei seguenti sintomi:
Paralisi
Paralisi improvvisa, disturbi della sensibilità o debolezza, per lo più soltanto a un lato del corpo (volto, braccio o gamba)
Disturbi della vista
Cecità improvvisa (spesso solo un occhio) o visione doppia
Anomalie del linguaggio
Anomalie del linguaggio e difficoltà di capire quanto viene detto
Vertigine
Forte vertigine con incapacità di camminare
Mal di testa
Mal di testa improvviso, insolito, fortissimo
In presenza di questi sintomi è necessario il ricovero immediato in ospedale, anche se le persone colpite non percepiscono i loro sintomi e non valutano correttamente la situazione. Contrariamente a quel che spesso si pensa, l’ictus cerebrale si può prevenire; è noto ormai che circa metà degli ictus si potrebbero evitare conducendo una vita sana. Chi vuol proteggersi dall’ictus cerebrale deve perciò conoscere i fattori di rischio, e con adeguati cambiamenti del comportamento e dello stile di vita o con una cura medica, la maggior parte di essi si possono eliminare o per lo meno vi si può esercitare un influsso favorevole.
Pertanto escludendo i due fattori sui quali non possiamo influire, cioè l’età e la predisposizione ereditaria, su tutti gli altri fattori è invece possibile influire adottando uno stile di vita salutare. I Fattori di rischio più importanti sono i seguenti: ipertensione, diabete, fumo di sigaretta, iperlipidemia, stenosi carotidea, fibrillazione atriale. Come ho accennato prima, il trattamento dell’ictus spesso richiede il ricorso a cure d’emergenza.
L’ictus di tipo ischemico, il più frequente, si può giovare della tradizionale terapia con somministrazione sistemica di fibrinolitico (entro 4.5 ore dall’insorgenza) e, nei centri dotati di unità di neuroradiologia interventistica, del trattamento endovascolare mediante trombectomia meccanica (entro 6-8 ore dall’insorgenza). Questa è eseguibile, anche in anestesia locale, secondo due tecniche tra loro alternative: quella convenzionale o quella per eversione, che rappresenta una novità con vantaggi superiori in termini di sopravvivenza, rispetto alla tecnica tradizionale. Alcuni ictus emorragici possono essere trattati tramite intervento chirurgico.
La riabilitazione intrapresa nel tentativo di recuperare alcune delle funzionalità perse si svolge idealmente nelle stroke unit, che tuttavia spesso non sono disponibili in molte parti del mondo. In queste strutture specializzate si provvede alla gestione in emergenza/urgenza, all’inquadramento diagnostico (attraverso indagini specifiche come TAC o Risonanza magnetica encefalo, Angio RM od Angio TC, Ecocolor Doppler TSA e Doppler Transcranico), alla valutazione neurologica (scale neurologiche come la NIHSS e la Scala di Rankin modificata) e clinica generale, oltre che alla somministrazione dei trattamenti più appropriati che sono legati anche alla tempestività di arrivo in Ospedale; un’affermazione che rende con grande efficacia l’importanza della precocità dell’intervento è “Time is Brain”.
9 luglio 2018