Il barbiere di Sicilia

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Il negozio di Giovanni si trova a Modica alta, nel paese a forma di melograno spaccato, proprio vicino alle Chiesa che porta il nome del suo Santo. E, si sa, non è cosa da poco conto. E’ lì dal 1966, dove il tempo sembra essersi fermato. Eppure lui non voleva fare il barbiere. “A fare il meccanico ci si sporca le mani!” tuonava indispettita la madre. Da meccanico a barbiere, che strano destino.


Era un fanciullino di nemmeno dieci anni quando, quasi inconsapevolmente, si ritrovò a bottega da un barbiere del paese. Ha imparato il mestiere poco alla volta, lavorando direttamente sulle persone. Quali teste finte e parrucche! Un tempo nemmeno esistevano!


E così, pelo e contropelo, a poco a poco Giovanni ha acquisito capacità e maestranza, fino al coronamento di quello che, nel frattempo, era diventato anche il suo sogno: aprire un negozio tutto suo, dove ad oggi, aleggia un’atmosfera alla Coppola, tra poltrone di ghisa e porcellana, pezzi da collezione per una sceneggiatura da film.

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Ma son passati i bei tempi, si dispiace Giovanni. Il lavoro è diminuito, non c’è più chi dalla campagna si reca puntualmente ogni otto giorni in negozio per regolar barba e capelli.


Ma non c’è conoscente che, passando davanti alla vetrina, non si fermi per un fugace saluto. Così non vale la pena abbassar la serranda, e godersi la pensione. Giovanni continua sulla sua strada, felice di far la barba a chi lo desidera e altrettanto lusingato di ospitare amici per una partita a canasta, tra chiacchiere folte non solo di pettegolezzi di paese.

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Quasi tutto è cambiato negli ultimi anni. Ma Giovanni mantiene da sempre quella precisione certosina che ha dato nomea alla sua bottega. Quasi come fosse un usuale rito, infila il camice celeste e, con con mani svelte e impeccabili, inizia il lavoro di pettine, forbici e forbice dentata.


Se è necessario sfoltire, a quel punto, si abbandona al rasoio e alla macchinetta. Per la barba, al sapone di mandorla mischia un po’ d’acqua, non troppa, quanto basta. Insapona il viso con cura e dà il via al lavoro del rasoio: dalle guance o dal collo, non c’è nessuna differenza. Via i residui di barba, acqua di colonia e il lavoro è terminato.


Un tuffo nel passato, nell’orgoglio di chi esercita il proprio lavoro con impegno e determinazione, nonostante l’età, nonostante la stanchezza. E aver ascoltato la madre, è stata la fortuna di Giovanni: le sue non erano semplici mani da sporcare!

 Camilla Mantegazza

©fotografie di Stefania Sangalli

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