Una volta si diceva «piatto ricco mi ci ficco», ma questa volta sarà una ricetta povera a salvarci. Lo dicono le organizzazioni internazionali che, monitorando lo sviluppo alimentare del pianeta, parlano di un mondo sovraffollato e incredibilmente affamato nell’arco di soli quarant’anni.
Secondo queste stime, molto presto serviranno alternative alle nutrienti proteine animali e allora… ecco a voi la quinoa (cosa?). Sì, in effetti l’arbusto sudamericano è un po’ impronunciabile, ma nessun dubbio che sia commestibile.
Infatti le piante rossicce della Chenopodium quinoa wild (questo il nome ufficiale) sono state coltivate per 5000 anni dai popoli delle Ande, a partire dai mitici Inca per cui la quinoa era addirittura la “madre di tutti i semi”. Anche l’Onu ha dichiarato il 2013 anno della quinoa, sottolineandone potenziale dietetico e sostenibilità. Proprio perché carica di tutti gli amminoacidi essenziali e ricca di minerali oltre che di proteine, la pianta sta subendo un’esportazione di massa – anche per il fanatismo di nutrizionisti e chef.
Ma in controtendenza c’è chi elenca buone ragioni per odiare la quinoa (clicca qui) e chi semplicemente preferisce ancora la polenta.
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Per gentile concessione di Ilaria Beretta