Il dialogo del cuore: Roberto Mancini

Chi ha avuto fortuna nella vita si ricorda di coloro (e sono tanti) che stanno peggio? I cosiddetti big sono grandi anche in beneficenza? Le stelle brillano in solidarietà? Le risposte in questo viaggio alla scoperta del senso della prossimità dei personaggi famosi guidato dal giornalista-scrittore Claudio Pollastri.

Un campione d’umanità che dopo la conquista della Coppa agli Europei di calcio allo Wembley Stadium di Londra ha commentato con un velo di lacrime “dedico questa vittoria storica ai bambini che soffrono di tutto il mondo”. Sempre misurato durante i nostri incontri, sa essere riservato anche nei gesti di beneficenza. Come donare all’Ospedale Gaslini di Genova gli introiti del libro scritto con Gianluca Vialli La Bella Stagione o trasformare una serata di gala in aiuti per i bambini brasiliani o una cena ad Amatrice in solidarietà verso i terremotati. Che non ha mai dimenticato. Come non scorda di essere stato fortunato e un po’ di fortuna vuole regalarla ai bimbi dimenticati mettendo all’asta i suoi cimeli più significativi come la sciarpa della Sampdoria indossata a Wembley il 20 maggio 1992, la maglia del suo debutto, il 9 maggio 1982 in Bologna-Inter e quella della Nazionale del 1991.

Goodwill Ambassador UNICEF, ha spiegato che “per guidare una squadra ci vuole passione, per salvare la vita di un bambino ci vuole cuore”. E col cuore ha aderito alle campagne Vogliamo Zero contro la mortalità infantile, 100% Vacciniamoli Tutti, Aleppo Day sul dramma dei bambini siriani fuggiti dalla guerra. Dramma accomunato a quello dei minori stranieri non accompagnati che “il Mancio” denuncia come testimonial della campagna della Panini, quella delle figurine. Dove c’è anche la sua. Di campione. D’altruismo.

 

 

 

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