L’ufficialità della presentazione si deve al successo maturato in questi primi mesi di lavoro. Questo è il motivo per cui Il Dialogo di Monza ha voluto presentarsi. Sabato 18 gennaio, alle 18.00, orario di inizio previsto, la Sala dei Lumi dell’Oasi San Gerardo di Monza si presentava più affollata del previsto. Sede della redazione, dimora del XII secolo lungo il Lambro, casa natale del compatrono di Monza, primo ospedale della città nonché residenza integrata per anziani autosufficienti, unica in Lombardia. Una cinquantina di posti a sedere, tutti rigorosamente occupati.
Persone in piedi, in cerca di un angolo adatto per una buona visuale. Due parole dal moderatore Enzo Biffi, e la serata comincia.Cherubina Bertola, vice sindaco di Monza. Fabrizio Annaro, direttore responsabile de Il Dialogo. Laurenzo Ticca, caporedattore della trasmissione Terra!. Anna Biffi, Philosophical Counselor. Tra il pubblico la redazione, le fotografe, i collaboratori esterni, i rappresentanti delle numerose associazioni che hanno creduto nel progetto e chi, fedele lettore, cercava risposte al perché di questo nuovo giornale, che, dal 28 ottobre 2013, si è proposto sulla rete per coprire un’informazione “mancante”.
Fabrizio Annaro, ricco di risposte in merito, sembra soddisfare tale richieste. “C’è una grande bellezza nelle persone che ad un certo punto della loro vita decidono di aiutare il prossimo”. Il Dialogo di Monza desidera dare voce a queste persone, dare spazio alle loro storie e alle loro iniziative, nel tentativo di creare uno strumento condiviso che sia baluardo del terzo settore, oggi in forte crescita, ma privo di una rete comunicativa che sia strumento di dialogo. Forse è solo la rete che oggi può assumersi questo compito.
“L’idiozia della televisione” –esordisce Laurenzo Ticca- “ha creato un degrado dell’informazione” tale da non essere più in grado di raccogliere simili voci di speranza, come quelle provenienti dal terzo settore, in quanto, oggi, la tv si trova legata a meccanismi di mercato che non sembrano aver ancora toccato in maniera così vistosa e subdola la rete. E “Il Dialogo di Monza” è qui che vuole inserirsi. In una rete che, però, tende a concentrarsi sugli “alberi che cadono” e non sulla “foresta che cresce”. Cherubina Bertola, esordisce così, sottolineando il vuoto di informazione che circonda il mondo del sociale, dell’associazionismo, del volontariato. Le ricchezze esistono, ci sono. Ma non hanno visibilità. Una visibilità che, proprio in questo momento di crisi, abbiamo bisogno di diffondere e conoscere per renderla veicolo di speranza. E in tre mesi “Il Dialogo di Monza” ha scoperto e dato visibilità ad un mondo che, anche in territorio monzese, è ricco e generoso.
E così nasce un dialogo, tra il mondo del profit e il mondo del no-profit, un dialogo che, come spiega Anna Biffi, si configura –a partire dal livello etimologico- come un’accoglienza, un ascolto. E queste due parole meglio non potevano riassumere l’essenza stessa de “Il Dialogo”: ascolto e accoglienza “per provocare il bene”.
Leggi il comunicato stampa Il Dialogo di Monza si presenta
Camilla Mantegazza
fotografie di Stefania Sangalli e Giovanna Monguzzi