La Redazione
Non sono in molti a conoscere l’arte di Roberto Marcello Baldessari (1894-1965), pittore e incisore futurista. La galleria monzese Leo Galleries ospita un allestimento prezioso e prestigioso, un’antologia della carriera di uno dei coerenti esponenti del Futurismo italiano, raccontata attraverso una ventina delle sue opere più rappresentative, scelte da Maurizio Scudiero, autore del “Catalogo ragionato delle opere futuriste” dell’artista.
Ad aprire il percorso dell’esposizione “R. M. Baldessari. Coerenza Innovativa”, sarà un disegno astratto a pastello del 1915 che si rifà all’arte di Boccioni, disegno carico di quel dinamismo e della genialità che Baldessari seppe assorbire e reinterpretare in maniera originale.
Il nucleo centrale della mostra riguarda la piena produzione futurista, realizzata tra gli anni Dieci e i Venti del Novecento. Un periodo particolarmente intenso e ricco di incontri. Nel 1916, dopo aver assorbito la lezione di Boccioni, decodifica la sua arte e il suo stile. E il “Ritratto di Dafne”, di quell’anno, ne è un chiaro esempio.
A ridosso del secondo conflitto mondiale l’artista fugge dall’Italia e si rifugia in Svizzera. Durante la lontananza dall’Italia Baldessari gira l’Europa e si dedica alle incisioni. Il ritorno al Futurismo si colloca tra il 1934 e il ’37.Un ritorno, rielaborato e critico, di quel periodo astratto che aveva caratterizzato i primi lavori, opere intrise di quei concetti futuristi che erano ormai protagonisti nella produzione artistica italiana del periodo, ma che Baldessari aveva già decodificato da tempo, facendone cifra distintiva dei suoi lavori.
A chiudere la mostra sono proprio opere futurfigurative, disegni dove la tematica dinamica del Futurismo ritorna protagonista dei suoi lavori.
«Se Baldessari è stato un pittore, Depero può considerarsi un imbianchino – scrive Scudiero, curatore della rassegna -. Depero fu certamente geniale ma la pittura per lui non era un punto di arrivo. Baldessari – continua Scudiero – è soprattutto un pittore di grandissima qualità. Il suo è un Futurismo in cui si ritrovano le velature tipiche della pittura del Cinquecento, colte e profonde.Fu anche un grande mimetico, in grado di cambiare stile. Guardò a Picasso nel 1917 quando nessuno ancora lo conosceva (in mostra un esempio futurcubista), sperimentò i collage dadaisti e poi le tecniche miste con lettere e ritagli di giornale. Il filo rosso della sua arte è rimasta sempre la straordinaria qualità pittorica dell’artista».Una ventina le opere raccolte per la mostra alla galleria di via De Gradi, scelte tra dipinti, disegni e pastelli ma anche una selezione di acqueforti dal 1916 al ‘19
Nato a Innsbruck nel 1894, Roberto Marcello Baldessari si trasferisce dopo pochi anni con la sua famiglia a Rovereto, la città trentina di Fortunato Depero. Si iscrive all’Accademia di Belle arti di Venezia nel 1908. Si diploma nel 1914 e in quell’anno aderisce al Futurismo dando vita ai primi quadri sperimentali. Nel 1915 l’intera famiglia si sposta a Firenze e proprio qui elabora il suo stile, ispirandosi alla poetica di Umberto Boccioni. Sono gli anni in cui conosce Filippo Tommaso Marinetti e inizia la collaborazione con le riviste L’Italia futurista e Roma futurista. Ama viaggiare, soprattutto negli Stati dell’Europa centrale. Vive in Svizzera durante gli anni del regime fascista.
Per distinguersi dall’omonimo architetto Luciano Baldessari sceglie il nome di Iras. Nel 1921 partecipa alla Mostra futurista di Parigi. I suoi lavori spaziano dalla pittura alla litografia fino all’incisione e agli affreschi. Muore a Roma nel 1965.