Maggio 2012. Sono stati migliaia i cittadini di Vimercate e dei paesi limitrofi che domenica 27 maggio hanno percorso le vie del centro storico per conoscere e capire più da vicino che cosa sia un’altra economia. 55 espositori muniti di gazebo, tavoli, pannelli colorati, ma soprattutto tanta passione hanno presentato i prodotti, i servizi e i progetti dell’altra economia. Anzitutto le buone prassi ispirate da sobrietà e attenzione per il prossimo e l’ambiente. La fiera ha riempito le belle vie del centro storico di Vimercate sensibilizzando su temi che non sono più semplici slogan ma realtà del sistema economico e sociale. Cultura, istruzione, educazione, rispetto per l’ambiente, solidarietà, sobrietà, sostenibilità sono i vocaboli che formano i pensieri e le frasi di una speranza per un futuro che è già presente come hanno voluto titolare gli organizzatori.
La Fiera si è articolata su aree: fare società, sostenibilità, ambiente; l’altra economia; il fai da te. Ricordiamo la presenza di Banca Etica, dei Gas gruppi acquisto solidali, del Distretto di Economia Solidale della Brianza, le associazioni come Libera e le Acli, le comunità di famiglie, i consorzi di cooperative, le cooperative sociali del territorio, il negozio di indumenti usati, Non solo OOH di Caritas e Novo Millennio, le aziende che offrono i sistemi di produzione di energia rinnovabile.
Poi i progetti come quelli di cohousing case e villaggi autosufficienti sul piano energetico (geotermico e solare) con progetti che aprono al territorio e restituiscono alle persone servizi e occasioni di aggregazione e incontro culturale. C’erano gli agricoltori biologici, gli artigiani, coloro che investono sul fai da te, quelli che fanno gioielli con sabbia pressata, le librerie e tante persone che credono in un futuro diverso.
Quali sono i messaggi che la Fiera ha lanciato e che consegna a noi tutti? Anzitutto il credere che cambiare è possibile come ha detto don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana, concludendo il convegno della Fiera perché i tempi nei quali si affermava: “basta che io stia bene per il resto chi se ne importa” sono esauriti! Vale la pena -ha proseguito don Roberto – pensare di aderire allo spirito della Fiera, spirito di collaborazione, di solidarietà di sostenibilità.
E’ la costruzione di reti sociali anche con l’aiuto del web a consentire una crescita e una maturazione dei progetti e delle imprese che hanno a cuore l’ambiente e la persona. Ed è proprio questo messaggio, il fare rete, un altro aspetto importante che la Fiera mette in risalto e propone al territorio. Poi come detto le buone prassi: il buon vicinato, il farsi prossimo, il desiderio di restituire alla comunità competenze e risorse che non sono esclusiva proprietà di pochi. Temi ricordati anche da don Mirko Bellora, parroco della Comunità Pastorale di Vimercate, intervenuto al convegno conclusivo. Per don Mirko la fiera e le persone che l’hanno allestito rappresentano un dono che arricchisce la domenica di pentecoste.
La Fiera dimostra – ha concluso don Mirko – che il cambiamento non è una utopia ma un’opportunità della nostra vita: possiamo costruire il nostro destino in modo solidale, sostenibile pensando non solo a noi stessi ma anche a coloro che abiteranno il nostro territorio. La chiesa del vimercatese ha seguito, sostenuto con grande passione le tappe della Fiera è questo senz’altro un segno dei tempi da non sottovalutare. Del resto la Fiera, giunta alla sua terza edizione, è un’idea della caritas monzese con l’obiettivo di offrire ai cittadini e alle comunità “più esempi e meno proclami”.
Anche il Sindaco di Vimercate Paolo Brambilla ha sottolineato l’importanza della Fiera e la collaborazione del Comune alla riuscita dell’evento. Brambilla ha ricordato che il Comune di Vimercate non si è tirato indietro di fronte alle sfide dell’altra economia e dell’innovazione. Ha fatto scelte coraggiose come investimenti in cultura, ha appoggiato progetti di cohousing e guarda con attenzione alle reti sociali di solidarietà. Infine il contributo di Roberto Cuda ha approfondito le origini della crisi e le possibile alternative: solo recuperando la dimensione del lavoro possiamo generare valore. L’idea, propria di questi tempi, che speculando possiamo arricchirci è gravemente rischiosa come del resto l’attuale crisi ha dimostrato.
Ma in concreto, di fronte alla crisi economica, alla sfiducia delle relazioni sociali e politiche cosa ha rappresentato la Fiera? Credo poter sintetizzare così:
- Proponiamo di uscire da uno sterile dibattito sulla crescita meramente fondato sulle categorie del passato. Crescere significa, come diceva Goethe, camminare lungo un sentiero senza dimenticarsi di viverlo. Crescita sociale significa, inoltre, accettare che i destini s’incrociano e si incontrano. Le imprese, in particolare quelle italiane, e intendo tutte le imprese sia profit che no profit, si trovano ad un bivio decisivo: per reggere la concorrenza le aziende devono pensare a una nuova impresa, cioè dar vita alla “fabbrica dei nuovi tempi”, generare una nuova rivoluzione industriale, capace di far nascere un soggetto fondato su due pilastri: da un lato scegliere processi produttivi ad alto contenuto tecnologico che rispettano l’ambiente e insieme proporre nuovi prodotti e servizi a bassissimo impatto ecologico (invito a leggere il libro di Danilo Bovati la terza crisi); dall’altro lato promuovere la solidarietà e la collaborazione nell’impresa e fra le imprese, essere protagoniste di un nuovo welfare, di nuove relazioni di lavoro.
- Occorre un’altra politica! Una politica che s’illumini di idee e progetti e la smetta di propagandare illusioni e stupidaggini. Una politica che sappia dialogare con i cittadini per indicare il percorso anche di sacrifici se necessario. Una politica di persone competenti capaci di gestire e saper utilizzare risorse. Una politica che abbandona il marketing come bussola del suo pubblico agire.
- La Fiera ha parlato ai giovani. Sabato 12 maggio gli studenti del Centro Omnicomprensivo di via Adda di Vimercate hanno incontrato altri giovani che anziché deprimersi hanno deciso di dar vita ad imprese sociali in modo da costruire un futuro fondato sul proprio lavoro e sulle proprie capacità. Questa è una delle nostre speranze crediamo possa esserlo anche dei guiovani.
- Serve fiducia sia nelle relazioni sociali sia in quelle economiche. I nostri tempi sono tempi bui proprio perché la bugia, la seduzione, la mezza verità si è diffusa patologicamente nelle relazioni mercantili. La “fabbrica dei nuovi tempi” dovrà offrire serie garanzie di serietà e di verità.
Fabrizio Annaro