Il “giallo” della fabbrica del Duomo

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Secondo un manoscritto trovato alla biblioteca Trivulziana, Mastro Valerio di Fiandra, fiammingo di Lovanio che lavorava alle vetrate del Duomo di Milano era aiutato nel suo lavoro da un assistente soprannominato Zafferano perché aveva la mania di aggiungere sempre un po’ di zafferano nelle sue miscele di colori per renderli più vivaci. Esasperato, il maestro un giorno gli disse che continuando così avrebbe finito per mettere del giallo anche nelle pietanze.


Zafferano lo prese in parola e il giorno delle nozze della figlia di Valerio (settembre 1754), un po’ per scherzo ma anche forse per gelosia, si accordò con il cuoco incaricato del banchetto e fece aggiungere dello zafferano al riso, all’epoca condito con il solo burro. Il risotto, accolto inizialmente con stupore e diffidenza dai commensali ebbe poi un grandissimo apprezzamento, grazie non solo al gusto saporito dello zafferano, ma anche al suo colore giallo oro, sinonimo di ricchezza e allegria.


Fu un successo così strepitoso che la notizia del piatto “alla moda” si diffuse rapidamente per tutta la città e da lì a poco tutta Milano gustava il risotto giallo.

©fotografie di Giovanna Monguzzi e Stefania Sangalli
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