di Carlo Rolle
Buongiorno, amici lettori,
vi propongo un altro libro uscito nella collana “Biblioteca” dell’editore Adelphi, un libro veramente insolito. “Il monaco nero in grigio dentro Varennes” (questo il titolo completo del libro) è stato scritto dal grande filologo e studioso del mondo antico Georges Dumézil (1898-1986), autore del monumentale “La religione romana arcaica” e di molti libri sulla religione e la società degli antichi Indoeuropei, alcuni dei quali proposti anche da Adelphi.
Il libro fu pubblicato per la prima volta in Francia nel 1984 e nella traduzione italiana nel 1987. È un libro snello (150 pagine) ma denso, da leggere con calma ed attenzione. Contiene due racconti lunghi, che vertono entrambi intorno all’interpretazione di testi enigmatici.
Il primo di essi mi ha ricordato un po’ “Lo scarabeo d’oro”, il celebre racconto di Edgar Allan Poe, anch’esso incentrato su un testo misterioso, brillantemente decrittato dall’investigatore Auguste Dupin. Tuttavia, mentre il testo cifrato del racconto di Poe era una geniale creazione dell’autore stesso, grande appassionato di enigmistica, i testi esaminati da Dumézil in questo libro sono esistiti veramente e su di essi molte generazioni si interrogarono invano.
Il primo enigmatico testo, dal quale è tratto il titolo del libro, è una sinistra quartina di Nostradamus, genialmente interpretata nel libro da un anziano studioso, personaggio dietro il quale si nasconde lo stesso Dumézil.
La sua interpretazione, nella quale si dispiegano tutto il rigore e la conoscenza dei contesti storici del grande filologo, fa riferimento al fallito tentativo di fuga di Luigi XVI dopo lo scoppio della Rivoluzione Francese, tentativo conclusosi con il suo arresto nella cittadina di Varennes, ed è veramente stupefacente. Il racconto termina con un folgorante finale, che prende in esame un’altra quartina di Nostradamus, che sembra prefigurare una vicenda molto più recente, che molti di noi appresero dai telegiornali.
Il secondo racconto del libro, molto più breve, si interroga invece sulle enigmatiche ultime parole di Socrate: “O Critone, noi siamo debitori di un gallo ad Asclepio, dunque pagatelo e non dimenticatevene!”.
Cosa intendeva dire il filosofo a conclusione della sua vita e della vicenda che l’aveva appena portato a bere la cicuta? Si tratterebbe forse di una guarigione dalla malattia della vita, come potrebbe intenderla una lettura convenzionale, influenzata magari dalla filosofia buddhista, divenuta popolare nel secolo scorso? Niente di tutto ciò, secondo Dumézil, il quale offre di queste parole un’affascinante interpretazione, alla quale vi condurrà attraverso i labirinti della lingua greca e del mito.
Amici lettori, spero che non abbiate girato il viso disgustati nel leggere il nome di Nostradamus, che compare di tanto in tanto in contesti discutibili. Questo non è un libro che si serve del soprannaturale per fare rivelazioni bizzarre, ma è un’interessante, anche se paradossale, applicazione dei metodi di un filologo ad alcuni testi dal significato misterioso.
Prendete questo libro di Dumézil magari soltanto come il raffinato divertissement di un grande studioso, ma, se amate la storia, la filologia e la decifrazione dei testi antichi in generale, il libro vi piacerà moltissimo.
Buona giornata, amici lettori, alla prossima!
In copertina: “L’arresto di Luigi XVI e della sua famiglia a Varennes il 22 giugno 1791”. Collezione privata.