Con “The Young Pope“, la 73esima mostra del cinema di Venezia, è riuscita a fare ciò che il festival di Cannes 2016 non ha avuto il coraggio di fare: includere tra le proprie pellicole una serie tv.
Il 3 settembre sul red carpet del Lido ha presenziato Paolo Sorrentinoe in sala sono stati mostrati i primi due episodi della sua ultima opera.
Creatore e direttore della serie, il regista da premio Oscar, si allontana per un attimo dai grandi schermi delle sale cinematografiche, per avvicinarsi ai televisori dei salotti italiani (e non solo), seguendo la scia di alcuni suoi noti colleghi statunitensi. Martin Scorsese e Woody Allen, sono forse i nomi più emblematici legati a questo flusso migratorio che porta grandi nomi del cinema a intraprendere una nuova via, quella televisiva.
The Young Pope ha come data di debutto il 21 ottobre e verrà rilasciato in Italia sul canale televisivo Sky Atlantic. Sarà successivamente distribuito nel resto d’Europa e trasmesso negli Stati Uniti a febbraio grazie ad HBO, ovvero l’emittente televisiva nota per aver rilasciato i migliori e più chiacchierati telefilm degli ultimi anni, come Game of Thrones, Boardwalk Empire e True Detective.
Composta da 10 episodi, la serie racconta la storia del neo Papa Lenny Belardo. Scelto per una strategia della curia vaticana per la sua giovane età, Pio XIII (nome voluto per il pontificato) proprio per i suoi soli 40 anni si rivelerà una bomba ad orologeria in un ambiente dagli equilibri delicati come quello del Vaticano. Consciamente e inconsciamente il suo essere giovane e deciso lo porterà a stravolgere dinamiche consolidate e diventate ormai tradizione.
Il cardinale Voiello, colui che ha fortemente voluto l’elezione di questo Pontefice, si ritroverà ben presto a doversi relazionare non con un semplice Papa, ma bensì con un divo. Lenny infatti non è nient’altro che questo, anche se non è un attore o una rockstar, lui è un divo che fa e dice quello che vuole. Ogni suo volere e ogni suo capriccio sono e devono essere soddisfatti, come il far ricoprire la carica di sua assistente personale a suor Mary, la donna che lo ha cresciuto in orfanotrofio.
Nei primi due episodi, insieme al lato duro e deciso del protagonista, viene mostrata una sua fragilità legata appunto al suo passato di ragazzino orfano. Belardo è solo, una solitudine che sembra autoinflitta dal giorno in cui i suoi genitori l’hanno lasciato in orfanotrofio. La madre e il padre non l’hanno voluto e lui da adulto sembra impegnarsi tanto nel farsi terra bruciata intorno a sé, nel continuare a non farsi volere da nessuno per il resto della sua vita. Una solitudine sofferta, che lo porta a dubitare dell’esistenza di Dio stesso. Non a caso Pio XIII dirà, in una conversazione privata col confessore del Vaticano, “io non credo in Dio”. Lo dice scherzando, ma sarà chiaro ad ogni telespettatore che un vero dubbio si radica nel cuore del Papa.
“Io sono una contraddizione, come Dio”, queste sono le parole che Lenny Belardo usa per descriversi. Siamo di fronte ad un personaggio difficile da inquadrare, ambiguo, un ossimoro. Così come sembra un ossimoro questo prodotto televisivo, una comunione tra vecchio e nuovo.
Il tema religioso del papato, molto più adatto ad un target anziano o comunque adulto, è svecchiato e reso più che abbordabile ad un pubblico più giovane, grazie ad alcuni aspetti come le situazioni e le battute ironiche (che sfiorano la blasfemia), ai riferimenti al mondo pop e agli accompagnamenti musicali spesso ben lontani dalla musica sacra. Già il format scelto, quello del telefilm, che è attualmente un fenomeno di elevata portata soprattutto tra i giovani, è di per sé una scelta ardita, che fa intuire il volere del regista di avvicinarsi ad un pubblico diverso da quello del cinema d’autore. Il tutto mantenendo comunque il suo stile elegante. Inconfondibile è la scena iniziale, un quadro surrealista ambientato a Venezia nel quale è inserito il protagonista, un’immagine ricorrente anche in altre opere del regista.
La serie, prodotta in Italia, ma che vede nel cast interpreti di fama mondiale, quali Jude Law e l’attrice premio Oscar Diane Keaton, sembra avere tutte le carte in regola per poter presto essere associata e competere con le altre serie tv figlie di HBO, che ormai han fatto la storia della televisione contemporanea.
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