di Francesco Troiano
Non tutte le mattine, ma è un appuntamento abbastanza frequente: un ragazzo down, con un pacco di giornalini freepress sotto il braccio.
Sale a Porta Romana. Cerca disperatamente un posto e, quando lo trova, si avventa buttando la sua borsa per terra e i giornali sul sedile per togliersi affannosamente il giubbotto. Poi guarda l’orologio facendo un versetto e, a mani giunte guardando il cielo, sussurra: com’è tardi.
Si siede allungando le gambe e inizia la sua giornata: ad uno ad uno, con una precisione millimetrica, piega ogni giornale. Lo fa con una cura e una forza della piegatura…che non ha eguali. Non li piega nella metà esatta: una delle due parti lascia sempre uno spazio sufficiente per il titolo di apertura. Sono perfetti, puliti e tenuti in fascicolo con la riconta di “ogni due piegati”. Finiti tutti, tenendoli con una mano, come in un rituale religioso, se li porta sulla testa con un gesto ripetuto tre volte. Poi, per completare per bene il suo compito, tiene il fascicolo sulle gambe strette, e pressa in un modo che la persona che gli siede affianco potrebbe sentirne uscire l’aroma della carta appena stampata. Riguarda l’orologio e riinvoca il cielo per non farlo arrivare in ritardo.
Una signora gli fa: “Ma come sei bravo, ma per chi sono questi giornali?” – “Per i miei colleghi” – risponde il ragazzo guardando per terra.
Che fortunati quei colleghi e di quel dolce buongiorno di un giornale profumante di piegatura amorosa.