Nel pomeriggio di ieri, al teatro Villoresi di Monza, si è tenuto l’evento Incontri imprevedibili, così sono cambiate le nostre vite, organizzato da San Vincenzo e Caritas di Monza, diretta da Don Augusto Panzeri. L’evento è parte della Settimana della Carità, Itinerari di Riconciliazione nell’anno della Misericordia, tradizionale appuntamento della chiesa monzese.
L’incontro desiderava promuovere il tema della Giustizia Riparativa, tema caro a Padre Guido Bertagna, sacerdote gesuita che, insieme al criminologo Adolfo Ceretti e all’esperta di diritto penale Claudia Mazzucato, ha promosso l’incontro, cominciato nel dicembre 2008, fra ex terroristi e vittime, nel tentativo di realizzare per entrambe le parti una riconciliazione, sia reciproca sia soggettiva, ovvero con se stessi e con il proprio passato. Il percorso, seguito anche dal Cardinale Carlo Maria Martini, viene raccontato nel volume Il libro dell’incontro, edito da Il Saggiatore, che raccoglie le testimonianze delle parti coinvolte e spiega la genesi dell’iniziativa.
Agnese Moro, in collegamento da Roma, ha raccontato la sua esperienza e spiegato che, inizialmente, era molto dubbiosa e le sembrava difficile poter partecipare a questa iniziativa di riconciliazione. Poi la voglia di vivere superando il passato ha sconfitto in lei ogni incertezza. “Quando succede qualcosa come quella che è capitata a me, di perdere una persona cara per responsabilità di altri, sei pieno di sentimenti negativi, pensi alla giustizia penale, che però non si occupa delle ferite lasciate da questi reati. La vita delle persone come me subisce una dittatura del passato sul presente e sul futuro, un pezzo di me è rimasto fermo ad allora, ai giorni in cui morì mio padre”.
L’incontro con Guido Bertagna le ha offerto una via di uscita dal rancore, dal silenzio di un dolore senza voce, creando i presupposti per “rendere dinamiche vite che sono rimaste congelate nel passato, ci si scongela vedendo il volto dell’altro, di chi ti ha fatto del male. Perché i mostri che hai dentro si annientano alla presenza del viso dell’altro, i visi non mentono. L’accoglienza ti porta all’oggi, ti sgancia dal passato”.
Franco Bonisoli, ex brigatista, ha raccontato di aver fatto parte della lotta armata fino al 1983, di aver pagato con il carcere il suo debito con la giustizia, eppure di sentirsi ancora insoddisfatto, perché “esiste il problema di coscienza. Quando sai di aver fatto cose sbagliate senti il bisogno di ricomporre, di avviare un dialogo di comprensione umana con le persone alle quali hai procurato un dolore incommensurabile”.
Racconta del suo primo incontro con Agnese Moro, della paura di poter dire qualcosa di sbagliato, e del suo stupore nel trovarsi di fronte ad una donna che gli chiedeva di lui, di come fosse oggi, di come fosse cambiata la sua vita, senza odio, senza risentimento. “Uscii da questo incontro molto cambiato, anche perché avevo visto il volto di una persona comprensiva nei miei confronti. Ho trovato serenità, eppure ho sempre il timore di non aver fatto abbastanza, ma sono riuscito a perdonare me stesso, e cerco di darmi da fare per aiutare gli altri, anziché macerarmi nei sensi di colpa”.
C’è stata poi la testimonianza di Anna Borghi che, con un gruppo di altre trenta persone, ha partecipato agli incontri con il ruolo di parte terza, ovvero di quei rappresentanti della società civile che, pur non essendo stati colpiti direttamente dagli eventi degli anni di piombo, ne hanno subito il peso per ciò che quel periodo storico ha rappresentato per l’Italia e per le conseguenze che ne sono derivate. Spiega che “si è trattato di un cammino impegnativo e complesso, noi parti terze, insieme ai mediatori, siamo stati testimoni del cambiamento”.
Marco Garzonio, scrittore e giornalista, è intervenuto per parlare del Cardinale Carlo Maria Martini, come uomo della riconciliazione, uomo moderno, lungimirante e innovatore, promotore di iniziative di riconciliazione sia in ambito religioso che in ambito sociale, il cui motto era “pensare in grande e guardare in alto”. E’ stato ricordato che al Cardinal Martini, proprio in questi giorni, Milano ha voluto dedicargli una via della città.
Dopo gli interventi del pubblico, che ha rivolto alcune domande ad Agnese Moro e a Franco Bonisoli, è intervenuto in collegamento telefonico Guido Bertagna, che ha spiegato la genesi di questa iniziativa di riconciliazione, specificando che la stesura del libro è stata pensata per offrire una testimonianza di questo percorso di riconciliazione anche a chi non è stato presente in prima persona agli incontri, coinvolgendo i lettori e rendendoli parti terze in questo progetto.
Così come parti terze e testimoni sono stati ieri tutti coloro che erano presenti all’evento, che hanno avuto l’opportunità di vedere come una riconciliazione, dopo tanto dolore, sia non solo possibile ma anche benefica, malgrado non sia né facile né priva di sofferenza, e che con fatica ed impegno si può mettere fine a quello che Agnese Moro ha definito “un male che sembra aver avuto una sua vita propria, che ha continuato a colpire al di là della volontà di chi lo ha generato, colpendo indirettamente anche chi, allora, non c’era”.
Valeria Savio
Foto di Giovanna Monguzzi e Stefania Sangalli