Immigrati: perché non aiutarli a casa loro?

di Fabrizio Annaro

Perché dobbiamo accoglierli? Perché non aiutarli a casa loro? Sono le domande che spesso l’opinione pubblica e tante persone del mondo cattolico si pongono di fronte al fenomeno dell’immigrazione.

Se il mondo occidentale decidesse di promuovere la solidarietà in Africa, in Asia e fra i paesi poveri finirebbe la migrazione? Sostenerli nella loro patria è una missione impossibile?

Interrogativi ai quali la Caritas di Monza, durante una serata di riflessione sul fenomeno migratorio, ha tentato di offrire una risposta. Per farlo ha chiesto a due missionari Padre Giuseppe Grassini, Suor Federica di dare il loro parere e al sociologo Moise Kunyima congoniano di dire la sua.

Conclusione? Se non cambia l’atteggiamento del ricco occidente sarà molto difficile arrestare la migrazione e consentire uno sviluppo giusto ed equilibrato anche nei paesi poveri.

Accoglierli o aiutarli in casa loro? Missione impossibile? Se ne è parlato durante un incontro promosso dalla Caritas di Monza

“Affermare di aiutarli in casa loro – afferma Suor Federica, medico e missionaria in Kenya – è un semplice slogan buono per la propaganda, ma molto debole come approccio per affrontare una montagna come la migrazione.

Aiutarli a casa loro è una missione impossibile – insiste la suora- perché sino a quando l’occidente venderà armi ai paesi in guerra e le multinazionali acquistano a poco prezzo le terre africane, sarà difficile offrire una via di sviluppo all’Africa. I bianchi si sentono superiori, quando arrivano in Africa, anche con le migliori intenzioni solidaristiche ed umanitarie, pensano, spesso, che sono li a “salvare i selvaggi”. Bisogna avere più umiltà e rispetto. Fondamentale è conoscere la cultura africana. 

Noi, in occidente, – conclude la suora – abbiamo un compito importante: crescere in consapevolezza e comprendere che la migrazione è la logica conseguenza del sistema ed è, quindi, normale per molte persone africane desiderare una vita migliore quando questa è negata a casa propria.”

Da sinistra: i missionari Padre Daniele, Don Giuseppe, Suor Federica e il sociologo Moise Kunyima ricercatore e nativo del Congo

Dello stesso avviso il sociologo congoniano Moise Kunyima attualmente ricercatore presso l’Università Cattolica.

“Se il sistema non funziona e genera migrazione, fenomeno  che dà fastidio ai politici e all’opinione pubblica del mondo ricco e sviluppato – avverte il sociologo – allora serve un dialogo. Occorre un autentico confronto fra gli stati, le nazioni, le organizzazioni e i popoli in grado di affrontare alla radice le questioni che sono alla base del fenomeno migratorio, fenomeno che potrà esser attenuato, ma sicuramente non arrestato.

Lo dimostra – conclude Moise Kunyima – l’emigrazione di tanti giovani italiani che lasciano il vostro paese per cercare fortuna all’estero”.

Infine un elogio agli italiani: “Quando sono giunto in Italia ed ho varcato la soglia di un’aula universitaria, ero l’unico ragazzo di colore in mezzo ad una cinquantina di bianchi. E’ bastato veramente poco ad abbattere le barriere e dissolvere le diffidenze. I giovani italiani sono curiosi e ben disposti alla relazione.”

Anche Padre Giuseppe ha parlato di diffidenza. Lui è stato 7 anni in Zambia e altri 7 in Haiti. Era uno dei pochissimi uomini bianchi in un paese giovane e abitato da gente quasi tutta di colore. Padre Giuseppe ha sottolineato l’importanza dell’istruzione come volano per lo sviluppo. Non solo. Anche le adozioni a distanza possono essere un aiuto concreto alle persone di questi paesi. Il missionario ha ricordato l’efficacia di sostenere i percorsi scolastici che sono di grande aiuto sia per non emigrare sia per acquisire una maggiore consapevolezza di se. “Certo – ha concluso Padre Giuseppe – sono microprogetti, gocce in un oceano, ma possono essere azioni molto utili anche per le poche persone a cui giungono questi sostegni.”

Alcuni bambini in uno Ospedale di Haiti

Don Augusto Panzeri, Responsabile della Caritas di Monza, chiudendo l’incontro, che si è svolto lo scorso 28 ottobre, ha ricordato che questa riflessione apre una serie di conferenze  dedicate al fenomeno migratorio. Ecco il programma completo.

 

 

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