di Marco Riboldi
La nostra città ha assistito sgomenta alla vicenda tragica di due giovani studenti che si sono tolti la vita, in episodi diversi, a breve distanza di tempo.
Conoscevo e stimavo uno dei due, per la sua personalità e per il suo impegno: aveva portato una ventata di freschezza e di speranza alla comunità politica di cui faccio parte.
Ma ovviamente sono addolorato in modo uguale per entrambi.
Ho pensato di ripescare dalla mia esperienza di insegnante: quando anch’io insegnavo al liceo Frisi (parlo di ormai vent’anni fa) una mia studentessa fece la stessa tragica scelta.
Scrissi allora le parole che seguono, per il giornalino della scuola, e le propongo qui, come modesto, affettuoso omaggio alle due giovani vite che si sono spente così repentinamente.
Anche a loro sia lieve la terra che copre il riposo da ogni fatica e da ogni lacrima.
(per rispetto, cambierò con un nome di fantasia quello della mia studentessa di allora)
Il silenzio e Lorena
Ci sono almeno tre tipi di silenzio.
C’è il silenzio di chi è smarrito e non sa più cosa dire quando si imbatte in una esperienza che gli toglie ogni capacità di comprendere e di parlare.
E’ il silenzio assordante di un banco di scuola improvvisamente vuoto.
E’ il nostro silenzio davanti al dolore, alla sofferenza, alla morte: alla tua morte, Lorena, che ci sottrae la tua presenza, la tua voce un po’ esile, il tuo sorriso un po’ lontano.
E’ il silenzio dell’oscurità e del lutto.
Poi c’è un altro silenzio.
E’ il silenzio di chi si mette in ascolto, e non parla perché vuole sentire cosa ha da dire l’altro, cosa sussurra il vento, cosa suggerisce la vita.
Noi ti ascoltiamo, Lorena: stiamo zitti per sentire cosa hai voluto dirci con la tua ultima passeggiata, con il tuo silenzioso andartene.
Forse sentiamo il tuo suggerimento: essere attenti agli altri, cogliere con affetto e tenerezza il prezioso dono che ogni persona rappresenta, capire prima che sia troppo tardi quanto ci mancherà chi ci sta attorno.
E non ritenere troppo importanti tutte le cose che di colpo capiamo essere così banali ed insignificanti.
Poi c’è un altro silenzio.
Ci piace pensare che sia quello che hai vissuto nel momento estremo: il silenzio della pace, della fine di ogni angoscia e di ogni lacrima.
Hai voluto correre verso Dio, come un bambino corre impaziente verso le braccia del padre.
Siamo sicuri: adesso sei nell’amorevole abbraccio di quel Padre che prende tutti con sé, stringendo con amore particolare i Suoi figli meno fortunati e meno felici.
Riposa in pace, Lorena, e che la terra ti sia lieve.