di Daniela Zanuso
L’Italia parte dalla cucina per scommettere sullo sviluppo sostenibile. Una delle conquiste più significative del lockdown è stata la diminuzione dello spreco di cibo.
Nel 2020 gli italiani sono stati più attenti e nella spazzatura sono finiti “solo” 27 kg. di cibo a testa. Un miglioramento rispetto al 2019 dove il cibo sprecato superava i 30,6 kg. Tradotto in cifra significa 222 mila tonnellate di cibo salvato in Italia.
In cima alla classifica dello spreco c’è la frutta (circa 2 kg annui a testa) seguita dalla verdura (1,3 kg ca) e dal pane (meno di 1 kg.). Si ammette anche di comprare troppo (29%) e aver calcolato male il cibo che serviva (28%).
Stiamo finalmente imparando a leggere le etichette e a fare attenzione alle date di scadenza. Saremmo anche disposti (70% degli italiani) a spendere qualcosa di più per imballaggi che consentano una migliore conservazione dei cibi.
Più virtuose le grandi città rispetto ai piccoli centri, i single rispetto alle famiglie con figli e il nord rispetto al sud. Un dato sorprende: meno si guadagna, più si spreca. Il 38% ca degli italiani che si autodefiniscono “di ceto basso o medio-basso” getta il 10-15% in più rispetto agli altri intervistati.
Alla domanda quali sono comportamenti virtuosi adottati per evitare lo spreco, l’87% risponde che congela il cibo acquistato in eccesso e l’86% conserva gli avanzi per riutilizzarli in seguito.
Gli italiani si interrogano comunque sulle conseguenze di questo spreco e il primo pensiero va al pessimo esempio nei confronti dei giovani e dei figli (84%), all’immoralità di questo comportamento (83%), allo spreco di risorse vitali (80%) e ai danni in termini di impatto ambientale e inquinamento (77%). Relativamente a questo ultimo dato bisogna sapere che, l’8 -10 % delle emissioni globali di gas serra è associato al cibo che non viene consumato.
Colpisce l’attenzione degli italiani il tema delle donazioni di cibo: l’85%, quindi una percentuale quasi plebiscitaria, chiede di rendere obbligatorie per legge le donazioni di cibo ritirato dalla vendita da parte di supermercati e aziende ad associazioni che si occupano di persone bisognose.
In generale siamo comunque più sensibili al tema dello sviluppo sostenibile, considerato che siamo più virtuosi dei francesi, dei tedeschi, degli americani e dei canadesi.
(fonte DATI WASTE WATCHER INTERNATIONAL/ DISTAL UNIBO).