di Daniela Annaro
Pensi a Raffaello, il sublime maestro urbinate, e lo associ all’immagine della Madre di Dio. Come pochi altri grandi artisti, ha accompagnato il suo breve percorso terreno alla rappresentazione di Maria e del suo Bambino. Raffaello, figlio del pittore Giovanni Santi nasce a Urbino il 28 marzo del 1483. A meno di otto anni, perde la madre, nel 1491 muore il padre .
A questo punto, ciascuno di noi immagina destini infami. Al contrario, il piccolo Raffaello, sotto la tutela di uno zio materno, va a bottega dal più importante pittore di Perugia: Pietro Vannucci, detto il Perugino. E’ il 1494, Raffaello ha solo 11 anni, ma come la storia dimostrerà non impiegherà molto a superare il suo maestro.
Due dipinti danno la misura di come il giovane Urbinate abbia saputo fare propria la lezione del Perugino e di come lo abbia ampiamente superato. Un confronto interessante e impari. Il tema è lo stesso, Lo Sposalizio della Vergine, ma Vannucci rende piatta la rappresentazione, dividendola su due piani, Sanzio crea un unicum, uno spazio che abbraccia figure architettura e paesaggio. E’ questa la chiave per interpretare la grandezza di Raffaello: appropriarsi delle conoscenze e dei metodi degli altri e superarli.
Tra i sedici e i diciassette anni, ottiene le prime commesse a Città di Castello e non a Perugia perché è impossibile contrastare il mercato a Perugino. E, da Città di Castello spicca il volo: Siena, dove lavora con Pinturicchio alla Libreria Piccolini nel Duomo, e poi Firenze, città dove competono grandissimi maestri, Leonardo e Michelangelo sopra tutti.
E anche qui, Raffaello studia e si appropria di nuovi linguaggi: la struttura dei corpi e la relativa meccanica dei movimenti nello spazio che il Da vinci e il Buonarroti hanno studiato. Ed è proprio sulle sponde dell’Arno che realizza le prime pale d’altare. Siamo nel 1505 , dipinge la Madonna del Baldacchino e la Pala Ansidei.
Due anni dopo, racconta su una tavola una “storia” che, come diceva Leon Battista Alberti, era “il più alto compito della pittura”. E’ la Pala Baglioni. La commissione arriva dalla madre di Grifone Baglioni, aggredito e ucciso dal cugino tra le braccia della madre. Raffaello realizza così il Trasporto del Cristo morto: due gruppi di figure, a sinistra il corpo di Cristo trasportato da due uomini con San Giovanni, Nicodemo e Maria Maddalena; a destra Maria caduta a terra e sorretta dalle pie donne. Forse il giovane e atletico portatore è proprio Grifone Baglioni.
A 25 anni, nel 1508 è a Roma ed è già un artista di grande successo. Ed è qui, in Vaticano, che dà il meglio di se’. Per conoscere Raffaello, in tutta la sua magnificenza è necessario vedere la Stanze che lui affresca alla corte pontificia: al secondo piano del palazzo l’Urbinate dipinge centinaia di metri quadrati. Le Stanze assoluta testimonianza del valore inestimabile del suo pennello. Tra Platone, Socrate, Pitagora ritroviamo Michelangelo nei panni del cupo Eraclito, appoggiato a un blocco di marmo, il calvo Bramante dà volto e corpo a Euclide. All’estrema destra compare anche lui a fianco del Sodoma, c’è anche il suo autoritratto. Lo sguardo mite, un pò triste, sicuramente non ambizioso come invece deve essere stato. Una febbre lo uccide giovanissimo, a 37 anni.
E’ il 6 aprile 1520. Il giorno dopo, su sua richiesta, viene seppellito al Pantheon.