di Aldo Germani
Sei arrivato col fiato corto, in ritardo come al solito, giocandoti l’anticipo per parcheggiare sulle strisce bianche perché pagare le blu ti dà sempre fastidio. L’ultimo pezzo fatto di corsa, l’ombrello buttato per terra, accanto alla cesta già piena, e le porte che si sono messe a scorrere lente.
Ti ha detto al primo piano, ci arrivi per le scale. Ti ha detto ho un po’ di tempo prima del gruppo di lettura, e cerchi una sala, un gruppo di sedie, uno spazio ampio che non sia una corsia, un buco senza libri dentro una libreria. Ripassi la voce sentita al telefono e provi a dedurne l’aspetto, passando al setaccio i volti che incontri col poco che sai: un nome, il consiglio di un’amica, forse l’età.
Sei file di sedie, davanti a un tavolo in fondo, sembrano il posto che cerchi: tre persone sedute che leggono in pace e due in piedi che parlano tra loro. Chiedi alla prima e scopri invece che è la seconda. Ti stringe la mano, congeda la donna, mettiamoci qua, due sedie isolate quasi per nulla appartate: il peccatore e il suo confessore.
Voglio scrivere.
Perché?
Incespichi sulle parole, ma sai la risposta. Sbagli quasi tutte le altre, ma a lei non sembra importare granché. Ti ascolta e basta. Scruta la foga che ti fa parlare, la brama che si mangia le parole pronunciate in fretta. È lì con te, come se non le importasse altro, curiosa di capire chi ha davanti. Le mani accordate alla voce, gli occhiali appena storti, le rughe in viso, il rossetto passato per la cura che merita ancora. Ti perdi in quelle imperfezioni portate bene e respiri la sua presenza leggera. Non hai prove, è solo una sensazione, ma sai che ti puoi fidare.
La sala si va riempiendo, arriva il brusio delicato di qualche commento, ma scorre tutto al di fuori della palla di vetro in cui sei confinato: due sedie nell’acqua bassa del mare. Chi passa di lì non si accorge di niente, assiste a un colloquio normale, non vede neppure la porta che lei tiene aperta: Perché no? Partiamo, poi stiamo a vedere che accade.
Ti stacchi, ci vediamo presto, non sai che ore sono, non sai quanto tempo è passato. Tu esiti davanti alle scale, lei zoppica appena mentre torna dagli altri, incurante dei passi che fai. Il bivio è tuo: da che parte vuoi andare? Non ti ha nemmeno indicato la strada, perché quella la conosci da te. È la sete a guidarti, il desiderio che covi e che ti ha portato fin qui. Lei si è offerta soltanto di svuotarti lo zaino dei dubbi che hai, perché nessuna zavorra è più limitante di ciò che ritieni impossibile.
Torni fuori che ha smesso di piovere e corri senza motivo, per l’eccitazione da incastro perfetto che a ogni giro di vita porta i denti di due ruote giganti a incontrarsi. In quel punto preciso, negli istanti che hai appena vissuto. Li ha già inghiottiti il tempo, come fa con gli altri, ma questa volta ne è rimasta nell’aria l’essenza. Alle tue spalle, anche senza voltarti, la presenza discreta di una persona speciale. E la vedi, nitida, la sua impronta preziosa sulla decisione che hai preso.
Aldo Germani è di Seregno, scrittore esordiente, autore del romanzo “Le quattro del mattino”