di Francesca Radaelli
La lotta all’inquinamento si conferma la grande priorità d’azione, sul fronte ambientale, per i capoluoghi lombardi. La prima dell’agenda messa a punto da Legambiente Lombardia dopo la pubblicazione del rapporto nazionale Ecosistema Urbano 2017. Strette nella morsa dell’inquinamento atmosferico, le città della nostra Brianza sono troppo spesso uno spazio in ostaggio delle automobili, e sottratto ai cittadini.
Da dove si dovrebbe cominciare a cambiare le cose? Lo abbiamo chiesto a Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia.
Il triangolo Milano-Monza-Como si conferma ancora una volta lo ‘zoccolo duro’ delle emissioni imputabili al traffico automobilistico. Perchè la Lombardia è tra le regioni italiane più inquinate? Cosa non è stato fatto in passato per l’ambiente?
Non è solo il triangolo Milano-Monza-Como, in tutta la Pianura Padana l’inquinamento atmosferico rappresenta un problema strutturale, che si trascina da molto tempo. La conformazione fisica del territorio non aiuta. L’area padana è una grande conca in cui per la bassa ventilazione gli agenti inquinanti tendono ad accumularsi e si disperdono difficilmente. Ma tra i principali responsabili dell’addensarsi delle polveri sottili c’è anche lo stile di vita insostenibile cui ci siamo ormai abituati nelle nostre città.
Chi sono i principali responsabili?
Le automobili, innanzitutto, che nelle nostre città sono davvero troppe. E poi le emissioni prodotte dalle nostre abitazioni in inverno, dalle caldaie e dai caminetti, che continuano a ad essere utilizzati nelle case, anche se sarebbero vietati per legge.
Al problema delle emissioni si cerca di rimediare con il sistema dei blocchi del traffico, che scattano nel momento in cui, nelle città, si supera la soglia limite di polveri sottili.
Si tratta di misure di emergenza che fanno ben poco, quando il problema è strutturale. Bisognerebbe piuttosto agire per un cambiamento dello stile di vita nelle nostre città. Anche partendo da piccole iniziative, che però possono rappresentare un primo passo nella trasformazione della mobilità cittadina e dei ritmi quotidiani.
In che senso?
Creando per esempio una cultura della mobilità sostenibile, promuovendo l’idea che se ti muovi a piedi o in bicicletta sei…fortunato.
Purtroppo oggi il messaggio che passa è esattamente l’opposto…
Occorre cambiare la prospettiva, anche a livello di pianificazione a monte. Se mio figlio va a scuola in bicicletta o a piedi, ma si trova da immerso nel traffico di automobili, io stessa preferisco accompagnarlo in automobile.
Come si dovrebbe agire a livello politico da parte delle amministrazioni locali su questo fronte?
La pianificazione della mobilità cittadina dovrebbe partire dal punto di vista delle persone più deboli, dai bambini e dagli anziani, che spesso vengono lasciati ai margini della vita delle nostre città, in nome dell’efficienza e della velocità a tutti i costi. Per esempio, si potrebbero predisporre dei percorsi protetti dal traffico automobilistico, destinati alle biciclette, per esempio. Un’iniziativa da incentivare senz’altro è anche quella dei ‘pedibus’, in cui i bambini vengono accompagnati a scuola a piedi in tutta sicurezza grazie a genitori o nonni volontari che li guidano lungo itinerari protetti. Insomma, liberare i centri delle nostre città dalle auto è possibile. A beneficiarne saremmo noi cittadini.
Occorre però un cambio di mentalità abbastanza radicale…
Certamente, è necessario ribaltare il modo di pensare la città. Ma sono convinta che l’impresa non sia impossibile. Si può partire dalle piccole cose, per esempio creando delle ‘Zone Bambino’, libere dalle automobili, intorno alle scuole. È una soluzione che alle amministrazioni comunali costerebbe pochissimo. Poi sono necessari anche interventi più complessi e strutturali, come l’attivazione degli scuolabus, che richiedono senz’altro un maggiore impegno in termini di progettualità.
Ci sono in Italia o in Europa degli esempi positivi di buone pratiche da cui i nostri amministratori potrebbero prendere spunto?
Senza andare troppo lontano, e restando nella nostra Lombardia, nel comune di Cormano grazie al circolo locale di Legambiente e alla collaborazione dell’amministrazione comunale le vie davanti alle scuole sono state chiuse al traffico e il sistema dei pedibus gestiti dai nostri volontari è diventato ormai parte della vita della città. Ma anche la città di Milano, pur restando tra le più inquinate d’Italia, si sta muovendo nella direzione di una mobilità più sostenibile. L’istituzione dell’area C ha permesso di ridurre il flusso delle automobili e anche l’implementazione del bike sharing rappresenta un passo importante. Soprattutto perché indica un cambio di passo, una prospettiva di cambiamento che dovrebbe essere assunta da tutte le amministrazioni comunali.