Inquinamento in Brianza: “C’è bisogno di scelte coraggiose”

di Francesca Radaelli

Proseguono le interviste del Dialogo di Monza sul tema dell’inquinamento urbano in Brianza. Dopo Cittadini per l’aria e Legambiente, abbiamo affrontato la questione con Luca Baglivo, direttore di CREDA Onlus, organizzazione monzese impegnata nella promozione di progetti di educazione allo sviluppo sostenibile e di coinvolgimento della comunità locale in azioni di miglioramento della qualità ambientale.

I dati parlano chiaro. Monza e la Brianza sono tra le aree più inquinate d’Italia. Perché? Quali sono oggi i principali responsabili della pessima qualità dell’aria nelle nostre città?

L’aria è qualcosa di difficilmente confinabile. La diffusione di polveri sottili, ma anche di ossidi di azoto, è un problema che coinvolge l’intera pianura padana e che si ritrova anche in contesti urbani in cui le condizioni dell’aria sono più favorevoli. Le cause possono essere naturali, come frane o eruzioni vulcaniche, oppure antropiche. Tra queste ultime figurano senz’altro i grandi impianti industriali o siderurgici, la combustione del motore dei veicoli – in particolare quelli a gasolio – o quella delle caldaie per il riscaldamento. Anche la combustione naturale della legna causa l’immissione nell’aria di ceneri dannose. È il caso degli incendi che in questo periodo si sono verificati in Piemonte e che hanno sicuramente aumentato i livelli di particolato nell’aria.

Con quali conseguenze per chi quest’aria la respira tutti i giorni?

I danni per la salute di queste sostanze sono conclamati e, se per legge è stata definita una soglia di concentrazione di polveri sottili – oltre la quale scattano per esempio i provvedimenti di blocco della circolazione di alcune categorie di veicoli, nei fatti anche al di sotto di questa soglia le polveri sono dannose, soprattutto per i soggetti più deboli come bambini e anziani.

Insomma, i blocchi della circolazione stradale non bastano: cosa si dovrebbe fare invece? Quali azioni dovrebbero intraprendere le amministrazioni comunali per migliorare l’aria che respiriamo?

Ciò che si dovrebbe fare ormai è noto. Si tratta di prendere delle decisioni strategiche a livello amministrativo. Sul piano delle infrastrutture, per esempio. Oggi si parla tanto della metropolitana a Monza. In realtà negli anni ‘60 un collegamento Milano – Monza esisteva già: era la tranvia, i cui binari vennero smantellati quando si decise di privilegiare il trasporto su gomma rispetto a quello su rotaia. Oggi avrebbe potuto essere un’ottima base di partenza per una moderna metropolitana di superficie. Un altro punto importante è l’efficientamento energetico degli edifici, che, oltre ai benefici per l’ambiente, permetterebbe anche un notevole risparmio economico. Anche in questo ambito occorre però una visione di medio-lungo periodo e provvedimenti di indirizzo importanti.

E sul fronte della mobilità cittadina?

Anche in questo campo, se l’obiettivo è ridurre l’inquinamento prodotto dal traffico di veicoli, la direzione da prendere è chiara: disincentivare l’utilizzo dell’automobile, soprattutto per i tragitti più brevi. Una misura potrebbe essere l’introduzione di un sistema di soste premiale, in cui più ci si avvicina al centro città e più aumenta la tariffa per il posteggio. E, parallelamente, promuovere incentivi reali all’uso della bicicletta, che ancora non viene percepita come un’alternativa strutturale per gli spostamenti in città. Bisognerebbe pensare a dei percorsi ciclabili in grado di collegare i punti principali della città, in modo da creare una vera e propria rete. La città di Monza su questo fronte, è ancora molto indietro…

Quali città, italiane e non, potrebbero invece essere guardate come esempi positivi?

Dal punto di vista della mobilità ciclabile, in Italia uno degli esempi più famosi è senza dubbio la Bicipolitana di Pesaro, un insieme di percorsi ciclabili che crea una rete di assi integrati tra loro. Si tratta di un progetto che è stato avviato dieci anni fa, con una precisa prospettiva di lungo periodo e di cui oggi si vedono i risultati.  Ma non mancano gli esempi più vicini a noi, come il provvedimento del comune di Saronno per la riduzione della velocità in città, che va ad agire sull’usura dei pneumatici e dei freni. In linea generale le soluzioni sono note. Quello che manca, oggi, è farle diventare un piano strategico e attuarle. Manca una visione.

Che respirare aria inquinata favorisca l’insorgere di malattie respiratorie e tumori è un dato ormai assodato e certificato dall’Oms. Perché allora non si fa nulla, o non abbastanza? Da che cosa sono frenati i nostri amministratori?

Credo che il principale freno sia il timore di perdere il consenso immediato. Limitare la circolazione delle automobili in città crea senza dubbio dei disagi a chi è abituato a usarla negli spostamenti quotidiani. Però è anche vero che, ragionando a lungo termine, la realizzazione di un progetto di mobilità sostenibile permetterebbe di costruire nei cittadini un consenso più fondato e duraturo. Sicuramente, però, non ha alcun senso il sistema delle ‘ordinanze’ di blocco della circolazione che devono scattare, e scattano, per legge, nel momento in cui si supera la famosa ‘soglia’ di polveri sottili. Spesso i controlli che l’ordinanza sia effettivamente applicata non vengono nemmeno effettuati. In ogni caso, anche se i provvedimenti fossero applicati e rispettati da tutti, certo non risolverebbero la situazione.

Bisogna avere coraggio, assumersi la responsabilità di scelte di indirizzo, che magari inizialmente potrebbero risultare impopolari, ma che siano coraggiose, coerenti e parte di un piano strutturato. Una cosa è certa: sono decisioni da prendere a inizio mandato. 

Quindi potrebbero essere decisivi questi primi mesi di insediamento di nuove giunte in molti comuni brianzoli. Torniamo di Monza, quali sono i principali problemi della città, secondo lei?

La mobilità, per esempio. E la scarsa interconnessione tra le infrastrutture. Recentemente sono stato ad Amsterdam, una città che vanta una rete di mobilità a due-tre livelli, che spazia dalle piste ciclabili alla mobilità elettrica, su cui recentemente si sta investendo molto. A noi tutto ciò manca. Non solo. Mentre Milano con l’area C disincentiva l’ingresso delle auto, a Monza è stato costruito un grande parcheggio proprio in centro città. Ancora: si parla tanto di metropolitana, ma bisognerebbe iniziare a pensare in prospettiva a un’integrazione di questa nuova infrastruttura nel tessuto urbano, creare una rete di collegamenti integrata. Un’altra cosa che trovo inconcepibile e di cui in pochissimi parlano è la presenza a Monza di un polo universitario che non è stato minimamente integrato con il resto della città. Vediamo studenti camminare sul margine della strada, senza nemmeno un marciapiede, e senza la possibilità di raggiungere il centro della città attraverso una rete di collegamenti protetti.

Come dicevamo, però, i provvedimenti a favore della mobilità sostenibile spesso vengono percepiti dai cittadini stessi come disagi rispetto alle loro abitudini quotidiane…

È vero, però qualcosa sta cambiando. Da alcuni recenti sondaggi emerge che cresce nelle persone la consapevolezza su temi ambientali. Come CREDA abbiamo avviato diversi progetti di educazione ambientale nelle scuole e, parlando con i genitori, abbiamo trovato persone disposte anche a cambiare le proprie abitudini, come accompagnare i figli a scuola senza usare l’auto. Ma la buona volontà dei singoli non basta, se la maggioranza continua a utilizzare l’automobile. Il problema è che spesso ci si trova isolati. Occorre far crescere il senso di comunità.

Su questo punto come associazione siete molto attivi, anche nelle iniziative di informazione aziendale e CSR. Come vi siete mossi su questo fronte?

Abbiamo proposto ai dipendenti delle aziende una giornata di attività al parco di Monza. La sfida era produrre il minor quantitativo possibile di CO2. Abbiamo potuto toccare con mano come lo sforzo maggiore da compiere, per le persone, sia quello di uscire dalle proprie abitudini. Un esempio: prestare attenzione alla fermata dell’autobus che si trova sotto casa propria, prima di decidere di utilizzare l’automobile in ogni caso.

 

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