Inutili. Lavoratori in quarantena

di Davide Villa

Temporaneo arresto di un’attività, di uno sviluppo, sosta, ristagno.
In una parola: stasi.

La quarantena dovuta al COVID19 è una stasi che ridisegna il nostro quotidiano, che mina le basi che danno valore alla nostra vita. Il COVID19 mina i nostri bisogni.

L’uomo, secondo la teoria del bisogno, si realizza attraverso vari stadi che devono essere soddisfatti in modo progressivo. Se un bisogno di base non è soddisfatto, quelli successivi non vengono percepiti come necessari o rimangono superflui.

Se uno non ha da mangiare a cosa serve molti amici? O una Ferrari in box?
Si va a costruire così una sorta di piramide di bisogni, conosciuta come “piramide di Maslow“, dove si incasellano le varie sfide che ogni individuo completa cercando di raggiungere il fine ultimo: il proprio benessere.

I livelli di bisogno concepiti da Maslow, psicologo statunitense (1908-1970)  sono:

1)         Bisogni fisiologici (fame, sete, sonno, ecc.)

2)         Bisogni di sicurezza e protezione (stabilità, libertà dalla paura)

3)         Bisogni di appartenenza (affetto, identificazione, amicizia)

4)         Bisogni di stima, di prestigio, di successo (rispetto, riconoscimento sociale)

5)         Bisogni di realizzazione di sé (realizzare la propria identità e le proprie aspettative e occupare una posizione soddisfacente nel gruppo sociale).

La piramide di Maslow

Questa è solo una delle tante teorie, ma è facile capirne il senso rapportandolo ai comportamenti di questi giorni difficili.

Questa pandemia infatti ha immediatamente minato la base della Piramide.

Code ai supermercati per scorte pantagrueliche di beni primari e non (provate a cercare del lievito in questi giorni), paura dello scoprirsi positivi, lontananza dagli amici e dagli affetti.

Fortunatamente questi livelli nella società attuale sono anche i più semplici da sistemare.

Una buona spesa online, avere se stesso e i propri cari in salute, chiamare e videochiamare amici e parenti. Piccoli gesti che rinforzano la base della piramide.

Sono invece i livelli superiori quelli che più sentono il vuoto di questi giorni di stasi.

Successo, stima, prestigio, realizzazione sono concetti spesso collegati al mondo del lavoro nel XXI secolo.

Del resto “Il lavoro nobilita l’uomo”, giusto? Ma se il lavoro è fermo? 

Il DCPM ha fermato ogni tipo di lavoro “non strettamente necessario”. I lavori “non utili”.

Le aziende hanno risposto fermandosi, con la forza lavoro divisa tra CIG e telelavoro.

Le partite IVA stanno aspettando che passi la bufera, sperando nei soldi statali.

Scadenze, progetti, problemi di cui si era attori protagonisti sono evaporati.

Gli studi fatti, le capacità sviluppate, le nostre conoscenze al momento non servono a nessuno.

A contraltare degli eroismi di medici, infermieri, cassiere, trasportatori, forze dell’ordine, banchieri, maestre e tutti coloro che vorrebbero, ma non possono fermarsi per non fermare il Paese, c’è il mondo di coloro che vorrebbero, ma non possono lavorare, perchè al momento non utili al Paese.

Ciò che facciamo ogni giorno al lavoro diventa di colpo un NOSTRO bisogno, non un bisogno reale.

Nell’emergenza, davanti ad un paese che si sforza di lottare giorno per giorno contro questo virus, milioni di lavoratori sentono serpeggiare una sensazione nuova: l’inutilità.

E questo fa paura.

L’Atelofobia (in greco ατελής, atelès, “imperfetto, incompleto” e φόβος, phóbos, “paura”) è la paura di non essere abbastanza capaci, di essere imperfetti o di usare parole improprie.

Di non essere utili.

E’ una paura spesso associata al periodo adolescenziale, dove il cambiamento dentro e fuori del proprio corpo fa magicamente sparire tutti i pregi ed ingigantisce tutti i difetti.

Questa emergenza si sta trasformando nell’adolescenza del lavoro.

Poche certezze, molti dubbi, molte paure.

Serve davvero il mio lavoro?

Le mie competenze torneranno utili?

Cosa posso dare in più che nessun’altro può dare?

Domande tipiche di chi sta crescendo, di chi cambia e non capisce, di chi affronta sfide nuove.

Dobbiamo essere pronti a crescere, perché quanto tutto ripartirà troveremo un mondo del lavoro cambiato, più digitale, più affamato di risposte veloci per recuperare il tempo perso.

Sfruttiamo questo periodo. Prepariamoci.

Studiamo, approfondiamo, miglioriamo.

Per uscire da questa quarantena come adulti e non adolescenti impauriti.

Utili.

Perché sta a noi riconquistare la cima della nostra piramide

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