Oggi il via del Brianza Rock Festival, che farà scatenerare l’Autodromo Nazionale di Monza, a ritmo di musica. Un programma davvero interessante: primi a inaugurare l’atmosfera rockeggiante, saranno i Mataleòn, vincitori del contest ROCKIN’ THE SCHOOL, i Santa Margaret, nota band dell’underground milanese, seguiti dal celeberrimo Eugenio Finardi, e dai padroni di casa Bluvertigo, con Marco Castoldi alias Morgan, produttore artistico dell’evento. I cancelli apriranno alle ore 18 e sarà possibile accedere alla zona palco dalla porta di Vedano. Brianza Rock Festival che non è solo musica e divertimento, ma anche una iniziativa senza scopo di lucro. Il ricavato verrà devoluto, come avvenuto già negli anni precedenti, alle associazioni che saranno presenti con degli stand: il Comitato Maria Letizia Verga, l’associazione SLAncio, e l’associazione “Cancro primo aiuto” onlus.
Per quanto riguarda lo “Speciale Brianza Rock Festival” de ildialogodimonza.it, l’ultimo appuntamento è a proposito di un racconto a tu per tu con Fabrizio Pollio, cantante degli Io?Drama, che con i Sandflower e gli Aim, avranno modo di aprire il concerto degli Afterhours, di domenica 14 giugno. La storia di Fabrizio inizia nel 2003, quando ancora scriveva da solo, fino a quando nel 2004 non si è costituita una band vera e propria, producendo un ep nel 2005, tre dischi negli anni 2007, 2010 e 2012; l’ultimo nel 2014: “Non ci resta che perdersi”. Attualmente i membri della band Io?Drama sono: Fabrizio Pollio – voce, chitarra, basso; Vito Gatto – violino; Mamo – batteria; Giuseppe Magnelli – chitarra.
Parlando del vostro ultimo disco: in un’unica opera vengono affrontati molteplici generi musicali, da cosa deriva questa scelta?
Abbiamo messo appunto il nostro sound negli anni, come accade per la maggior parte delle band, ma evento fondamentale è stato l’abbandono nel 2012 di Fabrizio Vercellino: ci siamo ritrovati a reinventare il suono. Quindi, la necessità di creare dei nuovi equilibri che prendessero spunto dalla musica elettronica, dall’industrial e grazie all’ingresso del nuovo chitarrista Giuseppe Magnelli, abbiamo creato questo nuova sonorità. Ci siamo serviti delle macchine per filzare e colorare gli strumenti stessi. In certi casi abbiamo usato l’elettronica in senso stretto, in altri per trovare suoni che con amplificatori non sarebbe stato possibile ottenere: quindi il basso, i violini.. abbiamo filtrato tutto, rendendo il sound molto coeso. Rispetto agli altri dischi in cui c’erano dei suoni più eclettici, in quest’ultimo abbiamo cercato un album monolitico, che ci rappresentasse e che con pochi elementi potesse rendere al meglio una canzone. Fondamentale, è stato l’incontro con Niccolò Fragile, autore di testi per The Voice, assistito da Jacopo Pina. È stato insieme a noi per mesi, davanti a un computer, per trovare il suono giusto. La sinergia delle loro menti ha davvero colto dove volevamo andare, mettendo a disposizione la loro esperienza e i loro macchinari. Si è generato un sound alternativo; l’abbiamo diffuso anche per radio e con orgoglio posso dire che alle persone è arrivato come suono fruibile, un suono internazionale, quasi main stream, nel suo essere innovativo.
L’8 giugno è uscito il nuovo video: “Uno alla volta”..
Il nuovo video è stato prodotto interamente da me e da Marco Carlos Cordaro, leader e fondatore mynameis.it. Con Marco abbiamo lavorato a qualcosa di veramente potente, che ereditasse dalle recenti serie televisive che ci sono piaciute come The breaking dead o Gomorra. Abbiamo in comune, questa passione per Breaking Dead, e ci piace molto anche Sorrentino. Abbiamo investito un po’ su noleggio di strumentazione e riprese aeree. Riprese con vena cinematografica in cui sono protagonista. Si racconta della dicotomia all’interno di una persona che si ritrova a dover affrontare la routine di lavori che lo appagano poco, in aggiunta al richiamo alla crescita interiore, che a volte viene trascurata. Nel video, c’è questa sorta di dialogo interiore ben realizzato come una vera e propria scena televisiva. Speriamo che possa convincere chi ci segue.
C’è una canzone a cui tu sei più legato?
La canzone a cui sono più legato e che darei come biglietto da visita è “Il Naufragio”, brano incluso nel secondo album “Da consumarsi entro la fine”. Sicuramente, consiste nella canzone in cui ho parlato più chiaro. Sono convinto che chi faccia arte di qualsiasi tipo, abbia il dovere, il piacere e la maestria di indossare maschere, ma ogni tanto la realtà di come ti senti diventa più bella e più eterna rispetto a quello che indossi. Non sempre ci si può mettere a nudo, o non sempre le parole escono con dei sentimenti già tradotti in rime. Ecco, se dovessi presentare una canzone, porterei sicuramente questa, perché coincide con ciò che sono io.
Gli Io?Drama e il Brianza Rock Festival..
Sono molto contento di suonare al BRF: gli altri anni sono stato presente tra il pubblico, quest’anno da attori non protagonisti della serata, in apertura agli Afterhours. Oltre tutto mi fa piacere che suonino anche gli Aim, dato che sono produttore artistico del loro ultimo disco. Stiamo scrivendo già il secondo album e credo che per l’anno prossimo riusciremo a buttarne fuori un altro. Ci piace molto suonare dal vivo, suonando anche in acustico: nel 2010 abbiamo provocato il nostro pubblico con dei concerti a domicilio.
Ti piacerebbe cantare una canzone del repertorio degli Afterhours?
Mi hanno segnato profondamente all’età di 19-20 anni, perché, anche cantando in italiano, hanno dimostrato come si possa offrire un genere alternativo. Il valore di Manuel Agnelli è soprattutto questo. Agnelli mi ha aperto gli occhi su qualcosa di contemporaneo: un rock di matrice anglosassone, con uno stampo italiano. Così, a bruciapelo ti direi che se dovessi cantare una canzone con lui, è “Voglio una pelle splendida”: la prima degli Afterhours che mi ha scioccato. Questa canzone a mio avviso è davvero stupenda, trasmette anche a quello che non è detto. Dovessi invece cantare con loro una nostra canzone, probabilmente mi sceglierei “Out out out”, perché è una canzone di tiro, molto ispirata, prodotta da Paolo Mauri; credo rientri in un messaggio in cui sono anche gli Afterhours. Hanno rappresentato i duri e puri per decenni. È una canzone in cui si può parlare di qualcosa di comune, come qualcuno che vuole farsi sentire anche quando altri non vogliono ascoltare. Poi sai a fantasticare, me ne potrei immaginare tante duettate con Manuel!
Chiara De Carli