Isacco Newton, bambino attaccabrighe universale

da Giannella Channel

Prosegue la serie “Quando i grandi erano piccoli” dedicata ai momenti chiave dell’infanzia dei Grandi. Oggi si arricchisce con il geniale fisico e matematico inglese che a scuola brillava nel fare a botte più che nei voti. E che dalla città, Cambridge, scappò in campagna a causa di un’epidemia

Nelle grandi epidemie del passato il primo consiglio dato dai medici della peste era lasciare le città. Nelle campagne i vapori pestilenziali erano dispersi dal vento. Era più raro imbattersi in topi, pulci e il distanziamento sociale era un problema minore. Così, come farebbe anche oggi, il giovane Isaac Newton abbandonò l’Università di Cambridge, senza bagni e piena di scarafaggi, per rifugiarsi nella casa di campagna di suo padre, dove trasformò il tempo sospeso in una straordinaria opportunità.

Geniale a vent’anni

Per quanto mi riguarda, mi sembra di essere un ragazzino che gioca sulla spiaggia e trova ogni tanto una pietra o una conchiglia più bella del solito, mentre il grande oceano della verità resta sconosciuto davanti a me.

Quando Newton scrive -e forse non pensa- questa frase è al massimo della sua popolarità. È tutt’altro che un modesto ragazzino. È un barone della scienza, presidente della Royal Society, confidente di prìncipi e regnanti, stimato persino dal popolo minuto e dall’ultimo dei marinai. È il padre della Meccanica Celeste, della Legge di Gravitazione universale e dell’analisi infinitesimale. Si è fatto persino nominare direttore della Zecca di Londra e ha una cantina piena di vini francesi e spagnoli.

Come tanti adulti ha dimenticato il bambino che è stato, primo e unico figlio di un agricoltore analfabeta che ha firmato il testamento con una croce. Suo padre si chiamava Isaac come lui, ma non lo ha mai conosciuto, perché è morto prima della sua nascita. Anche sua madre Hannah non è stata molto presente nella sua vita: si è subito risposata. In pratica Isaac, il più grande genio di tutti i tempi (secondo gli inglesi), è nato orfano ed è cresciuto tra oche e maiali, in una fattoria circondata da campi, pascoli e alberi di mele.

Solitario

Isaac nasce il giorno di Natale del 1642, secondo il calendario inglese. Nel resto d’Europa è già il 4 gennaio 1643. Dopo la brexit dalla Chiesa di Roma l’Inghilterra non si è ancora adeguata al calendario gregoriano.

La famiglia Newton è insediata a Woolsthorpe, nel Lincolnshire, da più di cento anni. Si è riprodotta in modo esponenziale. Il bisnonno di Isaac aveva avuto sette figli, nonno Robert undici. Gli zii hanno mantenuto la media. L’unica eccezione sembra proprio essere stato il padre di Isaac.

È un vero e proprio clan di analfabeti che se la cava benissimo allevando bovini, pecore e cavalli. Sono benestanti e se c’è qualche libro in casa è di sua madre Hannah, figlia di un gentiluomo. Suo fratello si è laureato in lettere all’Università di Cambridge. Ora è reverendo in una canonica vicina.

Isaac è allevato dalla nonna e non gli mancherebbe la compagnia: cugini e cuginette sono un esercito. Ma è solitario e ombroso. Gioca da solo, insegue conigli e galline, esplora i dintorni. Talvolta sale sulla collina più alta e si siede a guardare l’orizzonte. Il mare non si vede. È lontano una ventina di miglia. Il vento spesso ne porta il profumo.

Il ritorno di mamma

Alla morte del secondo marito, Hannah torna a Woolsthorpe. Torna con i figli avuti dal patrigno: due femmine e un maschio. Isaac li detesta. Non solo la madre non gli ha dato l’affetto di cui aveva bisogno, ma ora invade la sua tranquillità e incoraggia la gelosia.

Si allontana sempre di più dalla fattoria e va a trovare zio William, fratello di Hannah. La sua canonica è piena di libri che sanno di chiesa e di buono. La sua educazione è rudimentale e casalinga ma impara presto a leggere ed è molto curioso. I libri lo attraggono. La madre decide mandarlo alla scuola di Grantham, il villaggio più vicino. Non ci sono scuola-bus nel suo tempo. Sarà ospitato in pianta stabile dal signor Clark, il farmacista.

La bottega di un farmacista inglese del XVII oggi sarebbe degna di un intero museo. Un coccodrillo appeso al soffitto è d’obbligo, come pure il vaso contenente la triaca, l’intruglio a base di carne di vipera, che cura tutti i mali. Le erbe e le pietre medicinali non mancano e il signor Clark è l’unico in paese al quale rivolgersi se si sta male, senza spendere troppo. Nel suo laboratorio Isaac prende confidenza con distillatori e alambicchi. La sua passione per l’alchimia, che coltiverà fino all’ultimo, comincia qui.Isaac Newton (Woolsthorpe 1642 – Londra 1726) elaborò la legge di gravitazione universale.

A scuola

Lo mettono all’ultimo banco. È tra i più grandi e i più asini. I figliastri del farmacista, Edward e Arthur lo prendono in giro. Con Arthur finisce a botte. Si battono in mezzo agli altri che li incitano alla lotta. Un classico. Da adulto racconterà l’episodio:

L’avevo battuto ma mi accusò di essere un codardo, mi spinse contro il muro e mi fece male al naso. Allora lo presi per gli orecchi e gli ho fatto sbattere la faccia.

Conoscendo Isaac non è detto che questa sia la versione più onorevole e più veritiera.

Avrà invece un ottimo ricordo con Catherine, la figliastra del farmacista. Era “carina e gentile”, dirà da adulto. È una definizione curiosa in quando con le donne Isaac avrà sempre un rapporto distaccato e poco intimo. Anzi non risulta sia mai stato innamorato. Tantomeno si è mai sposato.

Per la piccola amica costruisce oggetti di legno, mobili per bambole, un carro a manovella e persino un piccolo mulino a vento, simile al mulino che stanno costruendo in paese. Ne ha copiato la forma e gli ingranaggi. Dimostra una notevole manualità, che svilupperà negli anni successivi. Poi rischia grosso. Costruisce una lanterna piegabile. È di carta velina, si può piegare e nascondere in un libro, come le lanterne cinesi. La attacca alla coda di un aquilone e la fa volare sulle case nelle notti senza luna, come una cometa artificiale. Gli abitanti di Grantham la indicano e si spaventano. Non hanno mai visto niente del genere. Solo gli uccelli, i diavoli e i santi, volano nelle notti del XVII secolo. Per fortuna nessuno lo scopre, per fortuna non incendia un fienile, sarebbe un disastro. I Puritani, che hanno ormai il potere in quasi tutto il paese, lo metterebbero alla gogna per molto meno.

In prima fila

A scuola Isaac si annoia. Ma pian piano conquista i banchi davanti a lui, fino a raggiugere la prima fila, riservata ai primi della classe. Sul legno di ogni banco che conquista incide il suo nome. Non si deve fare. Ma Isaac lo fa. Incide il suo nome e cognome anche sul davanzale della finestra accanto a lui. Oggi, nel nostro tempo, il suo graffito è considerato un reperto storico e chi visita Grantham può chiedere di vederlo. Le materie che gli insegnano non gli piacciono: latino, grammatica inglese, commenti della Bibbia. Sono insopportabili. Impara facendo altre cose, per esempio costruendo meridiane, che regala. Poi tutti lo ricordano in un giorno speciale, ventosissimo. È il 3 settembre 1658. Si è già diffusa la voce: è morto Oliver Cromwell, il grande dittatore che si era autonominato Lord Protettore d’Inghilterra. Ma Isaac ricorderà questo giorno per aver fatto il suo primo esperimento sulla gravità. In cortile si gioca a chi salta più lungo e dimostra che saltando nella direzione del vento i suoi salti sono più lunghi. Poi a suo modo fa politica. Disegna su una parete della casa del farmacista il ritratto di Carlo I, decapitato alcuni anni prima e rimpianto da una parte della popolazione. Il signor Clark, comincia a preoccuparsi e quando Isaac finisce la scuola tira un sospiro di sollievo. Isaac torna a casa!

Buono per Cambridge

Isaac non sa ancora cosa farà da grande. Una cosa però è sicura: le pecore non gli piacciono. Sua madre lo vorrebbe agricoltore e allevatore, come il padre. Isaac non ci pensa neppure. Quando gli affidano un gregge le pecore sconfinano e si perdono. Quando va al mercato non compra mai le cose giuste. In campagna si perde per strada e fa solo guai. Si dimentica persino di mangiare, inammissibile e offensivo in tempi di fame e carestie. Porta sempre qualche libro con sé.

Il suo insegnante e lo zio William, non hanno dubbi, è giusto che continui gli studi. Una carriera pubblica o ecclesiastica è il meglio che possa sperare.

Anche il domestico al quale è stato affidato scuote la testa: il giovane Isaac è buono solo per l’Università. Così a 19 anni, il 4 giugno 1661, Isaac entra al Trinity il famoso college di Cambridge, accanto alla più prestigiosa università d’Inghilterra. Il latino che ha imparato gli sarà utile, meno il suo background provinciale e contadino. Nei primi anni dovrà servire a tavola, pulire gli stivali dei suoi compagni baronetti e cavalieri, svuotare nel fiume Cam i pitali contenenti i loro escrementi. Ma ce la farà. Quattro anni dopo riceverà la laurea e tornerà alla sua fattoria. Mentre la peste nera a Londra e nelle grandi città uccide migliaia dei suoi concittadini sotto uno dei suoi meli avrà uno dei tre lampi di genio che hanno cambiato la storia e la storia della scienza.

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