Kahlil Gibran, poeta-profeta tra oriente e occidente

Khalil_Gibrandi Francesca Radaelli

Il 10 aprile 1931 muore a New York Kahlil Gibran, poeta e filosofo di origine libanese, autore di culto e anche pittore. Sepolto in un antico monastero nel suo paese di origine, dopo aver vissuto la maggior parte della sua vita in America, ha voluto lasciare i suoi diritti d’autore in eredità agli abitanti di Bsherri, il villaggio in cui nacque nel 1883. Figlio di cristiani maroniti provenienti dalla Palestina settentrionale, la sua è una storia di emigrazione e di commistione di culture. Come tanti arabi suoi contemporanei, Gibran Khalil Gibran (questo il nome completo, composto con quello del padre secondo la tradizione) si trasferisce con la famiglia negli Stati Uniti, a Boston, nel 1894.

Un disegno di Kahlil Gibran. Molti suoi lavori sono immersi in una forte atmosfera religiosa.
Un disegno di Kahlil Gibran. Molti suoi lavori sono immersi in una forte atmosfera religiosa.

Alcune tappe della sua vita si possono intravvedere, sotto traccia, all’interno dell’opera che lo ha reso celebre e ne ha fatto un vero e proprio mito, ‘Il Profeta’, una raccolta in lingua inglese di saggi poetici, in forma di discorsi che il profeta Almustafa lascia al suo popolo, prima di abbandonare Orfalese, la terra dove ha vissuto dodici anni, esattamente il tempo che Gibran ha trascorso a New York prima di scrivere l’opera. L’isola “nativa” di cui Almustafa parla con grande nostalgia è facilmente associabile al Libano, anche se poi diventa il simbolo della condizione originaria dello spirito umano. Dietro al’indovina Almitra, “che per prima aveva creduto in lui dal giorno del suo arrivo in quella città”, potrebbe celarsi Mary Haskell, musa e protettrice di Gibran, con la quale il poeta conserva uno strettissimo rapporto affettivo per tutta la vita. Nei discorsi del Profeta, una sorta di Zarathustra (l’opera di Nietzsche è di circa 40 anni prima) si mescolano la mistica orientale e il pensiero biblico e cristiano, ed emerge soprattutto un forte sentimento religioso, che si esprime al di là delle codificazioni e dei dogmi. Vi si ritrovano le radici culturali del poeta, arabo e cristiano, ma anche il suo incontro con la poesia romantica occidentale, da Novalis a William Blake, alla quale si ispira in molti suoi scritti. Ma soprattutto quello di cui parla il Profeta è lo spirito divino che si ritrova in ogni singolo dettaglio della vita quotidiana, negli sguardi delle persone e nel vento tra le foglie, che fa parte della natura e dell’uomo, del bene e del male, dei momenti di gioia e di quelli di dolore.Kahlil Gibran pittore (2)

“La vostra gioia è il vostro dolore senza maschera.
E quello stesso pozzo che fa scaturire il vostro riso fu più volte colmato dalle lacrime vostre.
E come potrebbe essere altrimenti?
Più a fondo vi scava il dolore, più gioia potete contenere”.

 

 

 

 

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